6.5
- Band: CRIMSON DAWN
- Durata: 00:43:24
- Disponibile dal: 31/03/2017
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
- Distributore: Andromeda
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Nati nel 2005 dall’unione artistica di Dario Beretta (Drakkar) ed Emanuele Restelli (Crown Of Autumn, Magnifiqat), i Crimson Dawn vengono riportati in vita, dopo l’abbandono del secondo, da Dario, che ci consegna oggi il secondo full-length della band, dopo “In Strange Aeons” del 2013. La proposta della band è un doom metal di buona fattura che, sì, prende spunto dai grandi classici del genere, su tutti i Candlemass, ma riesce comunque a mantenere una buona dose di personalità, grazie alle atmosfere più ‘mediterranee’ che si respirano nelle composizioni. Altro punto a favore della band è la varietà dei brani che non sono monotoni e cercano di portare spunti e colori diversi, mentre non abbiamo apprezzato alcune scelte a livello di produzione (curata da un professionista come Mat Stancioiu), che rendono i brani un po’ troppo asciutti dove avremmo preferito dei suoni più grassi e pastosi. Facendo un breve excursus tra i brani, a parere di chi vi scrive, le migliori cartucce la band se le gioca nella prima metà dell’album. “Eternal Is The Dark” è un pezzo potente, classico nelle sue influenze heavy e con la voce di Antonio Pecere in primo piano. Il cantante è stato sicuramente una bella sorpresa, con il suo timbro che ricorda quello dell’ex Savatage, Zachary Stevens. Ottime anche “The Suffering”, con le sua atmosfere spettrali, e soprattutto “The Skeleton Key”, sorretta da una pregevole linea melodica ed impreziosita da un efficace passaggio cantato in italiano dal sapore rinascimentale. Purtroppo il resto dell’album non si mantiene sulle stesse coordinate qualitative, perdendo un po’ di freschezza ed intensità, non tanto nell’esecuzione, quanto piuttosto nella scrittura. Questo finisce per appesantire l’album nonostante la band abbia tutte le potenzialità per fare grandi cose. Nonostante questo, comunque, il risultato finale merita sicuramente l’attenzione dei fan del genere, che potranno trovare in “Chronicles Of An Undead Hunter” una buona rivisitazione della tradizione doom metal, letta attraverso gli occhi e la sensibilità del nostro Paese.