8.0
- Band: CRIMSON DAWN
- Durata: 00:46:34
- Disponibile dal: 27/03/2020
- Etichetta:
- Punishment 18 Records
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I Crimson Dawn sono la creatura di Dario Beretta, chitarrista dei Drakkar; attivi dal lontano 2005, hanno finora realizzato due album e due EP, ottenendo un certo riscontro a livello underground. La loro terza uscita su lunga distanza, “Inverno”, sembra avere tutti i crismi per lanciarli in modo definitivo. Il genere al quale sono dediti è sempre un doom che più classico ed old-school non si potrebbe, con le sfumature epiche tipiche di chi ha i Candlemass come nume tutelare. Proprio dai solchi di dischi quali “Epicus Doomicus Metallicus” o “Nightfall” arriva la musica della band milanese, come se il tempo si fosse fermato alla fine degli anni ’80. Le caratteristiche peculiari ci sono tutte: riff granitici, atmosfere oscure, voce scolpita nella roccia, lentezza esasperante. A rendere l’ambientazione ancora più epica contribuiscono di certo la pienezza del suono (ricordiamo che la band consta di ben sei elementi) e una produzione pulita e potente. In un genere in cui gli schemi sono piuttosto rigidi, però, a fare la differenza sono sicuramente le canzoni e, da questo punto di vista, le doti compositive messe in mostra sono di valore assoluto. Ogni brano è un concentrato di melodie che entrano in testa al primo ascolto, potenti ma allo stesso tempo suggestive e che creano una sensazione di varietà pur nella loro estrema compattezza. L’esempio più calzante è la monumentale opener “The House On The Lake”: un raffinato ed emozionante arpeggio, che sembra uscito da un disco thrash della Bay Area, introduce una lunga cavalcata elettrica, spesso sostenuta da tastiere calde e spettrali; si potrebbe dire che un pezzo del genere, posto in apertura, sia una sorta di dichiarazione di intenti. Altro brano che spicca per le soluzioni proposte è “Condemned To Live” che, come già si può intuire dal titolo, è il momento più oscuro dell’opera: il doom si fonde al metal tradizionale in un continuo susseguirsi di chitarre e tastiere che sembrano rincorrersi e, ad un certo punto, fa capolino una profonda voce growl che aggrava il senso di disperazione. Ma la vera sorpresa è la titletrack “Inverno”: la scelta di comporre un pezzo in italiano è pienamente azzeccata, in quanto l’atmosfera, grazie anche alla struttura un pò più snella del solito e ad un refrain particolarmente melodico, diventa ancora più evocativa, quasi fosse la visione di una luce in fondo al tunnel, dando vita ad un pezzo che spicca per immediatezza e semplicità. Molto ispirati i testi, spesso tristi e malinconici ma mai banali, e infarciti di riferimenti culturali che vanno dall’esoterismo (“Return To Agarthi”) al cinema (“Thulsa Doom And The Cult Of The Snake”). Il doom nella sua forma più pura sta rinascendo e, grazie al successo, anche commerciale, di band come Pallbearer o Khemmis, sta per tornare ai fasti di un tempo. Il panorama è affollato come non lo era da anni, nell’underground ci sono tantissime nuove realtà e, fra queste, sicuramente i Crimson Dawn hanno tutte le carte in regola per ambire a palcoscenici più ampi ed importanti.