8.0
- Band: CRIPPLE BASTARDS
- Durata: 00:28:52
- Disponibile dal: 09/11/2018
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Inclemente fin dal titolo e dalla copertina che lo introducono al pubblico, il nuovo album dei Cripple Bastards è l’ennesima tacca su un’asticella che da trent’anni a questa parte non conosce il significato del termine ‘compromesso’. Una raccolta di suoni e parole in grado di farsi largo attraverso i tessuti e radicarsi in profondità con un carico quasi insostenibile di disprezzo, la cui efferatezza non deve però mai essere confusa con l’attitudine di chi spara alla cieca nel mucchio, senza cognizione di causa. Ciò che Giulio the Bastard e compagni hanno sempre inscenato nelle loro opere, dai lontani esordi di “Your Lies in Check” e “Misantropo A Senso Unico” ai più recenti “Variante Alla Morte” e “Nero In Metastasi”, è un’aggressione lucida e messa perfettamente a fuoco; un rapido susseguirsi di fendenti agli organi vitali in cui la migliore tradizione grindcore – scabra, rivoltante, ridotta all’osso – si mescola con fare metodico a quella hardcore-punk e thrash metal, arricchendosi di volta in volta secondo un percorso di crescita inesorabile.
Prodotto tra Italia e Svezia, con il mixaggio del noto Fredrik Nordström a conferire un livello di organicità e impatto mai lambito in passato, “La Fine Cresce Da Dentro” vede la formazione astigiana adottare un approccio più snello e istintivo rispetto a quello del suddetto “Nero…”, muovendosi per tracce asciutte e scattanti basate su riff molto concreti e, soprattutto, sulla tentacolare prova ai tamburi dell’italo-brasiliano Raphael Saini, degno rivale di un fenomeno del genere come Bryan Fajardo. A conti fatti, viene spontaneo pensare che questo pigiare irrefrenabile sul tasto dell’urgenza sia stato dettato proprio dall’ultimo arrivato dietro la batteria, la cui preparazione tecnica si manifesta minuto dopo minuto, carneficina dopo carneficina, sotto forma di raffiche ultra-penetranti di blast beat e di pattern che scandiscono a mo’ di fucilate le tipiche metriche del frontman. Da non sottovalutare, infine, il substrato melodico che ammanta diversi episodi della tracklist, in primo piano come pochissime altre volte nella carriera del quartetto e figlio dei padri putativi Negazione e Nerorgasmo, il cui emergere rivoltoso finisce puntualmente per caratterizzare i pezzi e renderli subito riconoscibili all’ascolto (basti pensare alla clamorosa “La Memoria Del Dolore” o alle digressioni atmosferico-cinematografiche di “Chiusura Forzata”).
L’ascolto di questa mezz’ora scarsa di musica non lascia insomma campo a dubbi: i Cripple Bastards non hanno niente da perdere, non lo hanno mai avuto, e con tre decadi di odio alle spalle possono essere solo presi da esempio per l’incorruttibilità e la costanza del loro messaggio. “La Fine…” non è che l’ennesima, magnetica diapositiva che racconta di una quotidianità annegata nel sangue e nel fallimento.