7.0
- Band: CRITICAL DEFIANCE
- Durata: 00:44:46
- Disponibile dal: 22/03/2024
- Etichetta:
- Unspeakable Axe Records
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Di fronte ai Critical Defiance e alla loro frenetica idea di thrash metal, ci dichiariamo fervidi simpatizzanti fin dal primo disco. Troppo genuinamente eclatante il loro entusiasmo, il modo caoticamente spensierato di viaggiare a ritmi vertiginosi tra ruvidità spiccia, tecnica, estemporanei incisi melodici, per non metterli sotto la nostra ala protettiva. Passano gli anni – cinque dal primo disco “Misconception” – e i Critical Defiance sono sempre qui, con le medesime caratteristiche, gli stessi pregi e alcuni difetti che, nonostante non se ne siano andati completamente, sono stati graditamente smussati.
Con l’esordio e il successivo “No Life Forms” la compagine cilena ha viaggiato sui binari di una martellante pressione thrash sporcata di death metal, con un fare grezzo e primordiale solo in parte mitigato e nobilitato da doti strumentali decisamente più raffinate, rispetto a chi si dedica solitamente a questi suoni. Così, nelle pubblicazioni precedenti si assisteva a un curioso assemblaggio di sfuriate caotiche e istintive, scombussolate e complicate da deviazioni chitarristiche e di basso parecchio più elaborate, assecondando voglie techno-thrash e death metal. Un connubio comunque sbilanciato verso la sguaiatezza, gli stridori del thrash più estremo degli anni ’80, con un portamento nettamente più vicino a quello dei vecchi Slayer e Kreator che non, per dire, dei Voivod ottantiani o dei Toxik, oppure degli Atheist e Death più intricati.
Quella ricetta si ripete con qualche moderata variazione nel nuovo “The Search Won’t Fall”, che vede i Critical Defiance non allontanarsi di un millimetro dalla loro principale zona d’interesse. Thrash-death arrembante, sudato e vecchia scuola era nel loro DNA agli inizi, e così rimane anche oggi, mentre sul piano della costruzione delle singole canzoni si percepiscono alcuni passi avanti.
Se in passato la principale critica verso il quintetto era un pizzico di confusione nell’assemblaggio generale, con alcune idee non sviluppate in modo adeguato e lasciate appese senza una logica prosecuzione, adesso le cose si sono fatte più lineari. Nei primi due dischi alcuni passaggi strumentali esplodevano e si fermavano sul più bello, dando l’amara sensazione di una brusca interruzione non necessaria: adesso, al contrario, la band non si fa problemi ad espandere il suo discorso e traghettarsi, tra uno scombussolamento e l’altro, anche verso durate più ampie e partiture più ambiziose.
Ciò avviene senza alcuna deroga verso uno stile vagamente più arioso o rasserenato, dato che la batteria e la voce ci ricordano in quali rozzi ambienti stiamo navigando, lasciando agli intrecci palpitanti di chitarre e basso il compito di stordirci e disorientarci. Insomma, il marasma di tecnicismi a volte un po’ sopra le righe e troppo impulsivi di qualche anno fa pare aver trovato una sua focalizzazione e un ordine più rigoroso. Eccoci allora alle prese con canzoni sì frenetiche ma dall’andamento più fluido e facile da seguire, con un buon equilibrio tra episodi più concisi e affini al materiale precedente (“44 Minds”, “Absolüt”) e altri che prendono coraggio e ampliano il raggio d’azione, andando su minutaggi ben più ampi ed elaborando ghirigori strumentali particolarmente avvincenti (la titletrack, l’identitaria “Critical Defiance”). La patina di sporcizia circondante la musica è motivo di vanto ma pure un limite, perché appiattisce l’eclettismo chitarristico e di basso e lo rimette dentro un recinto ad oggi forse un po’ stretto.
Dobbiamo purtroppo segnalare pure una produzione non sufficientemente corposa rispetto alle necessità della casa: l’impatto generale ne soffre ed è un peccato, perché suoni più brillanti avrebbero dato tutt’altro tocco al disco nella sua interezza.
In definitiva, non si può dire che i Critical Defiance non siano migliorati e non abbiano provato a slanciarsi in avanti, pur rimanendo in un raggio di competenza ben chiaro: un salto di qualità definitivo deve ancora avvenire, “The Search Won’t Fall” rimane un buon album che soddisferà sicuramente gli appetiti dei thrasher con voglie di metal estremo.