7.0
- Band: CROBOT
- Durata: 00:42:30
- Disponibile dal: 23/08/2019
- Etichetta:
- Mascot Records
- Distributore: Edel
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Tempo di novità in casa Crobot. Dopo aver cambiato interamente la sezione ritmica, con l’ingresso del batterista Dan Ryan e del bassista James Alexander, e il passaggio dal colosso Nuclear Blast alla più piccola Mascot Records, il quartetto della Pennsylvania si ripresenta ai nastri di partenza con “Motherbrain”, terzo disco che segue a due anni di distanza “Welcome To The Fat Cìty”. Rispetto al suo predecessore, complice probabilmente la presenza in cabina di regia di Corey Lowery (già all’opera con Seether, Saint Asonia, Stereomud, Dark New Day e Stuck Mojo), il nuovo album sposta la leva del tempo più verso l’hard rock muscoloso tanto di moda negli States, lasciando le influenze ‘70s dei primi lavori un po’ più sullo sfondo. Se l’intento è evidentemente quello di intercettare un pubblico più ampio – quello da ‘Walmart metal’ ben rappresentato, oltre dai nomi sopra citati, anche da gruppi come Three Days Grace, Breaking Benjamin, Pop Evil e via smascellando – il rischio è evidentemente quello di finire col confondersi con la moltitudine di band di genere. Fortunatamente per loro, nonostante pezzi come “Keep Me Down”, “Gasoline” (titolo ben noto ai fan di vecchia data di Audioslave e Seether), “Destroyer” e “The Hive” abbiano tutti i connotati tipici del post-grunge, il retaggio old school dei Nostri permette loro di mantenere un minimo di originalità, soprattutto in pezzi più southern come l’iniziale “Burn” (la più vicina al vecchio materiale, con tanto di armonica) o il modern vintage di “Alpha Dawg” e “Low Life”. Nulla di trascendentale, ma se avete ancora appetito di rock mascellone e siete curiosi di sapere come suonerebbe un incrocio tra Godsmack e Black Stone Cherry, “Mothebrain” potrebbe fare al caso vostro.