6.0
- Band: CROHM
- Durata: 00:49:01
- Disponibile dal: 03/05/2024
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I veterani della Val d’Aosta – formati nel lontano 1985 e riuniti nel 2014 per pubblicare tre album – ci riprovano con un nuovo disco ricco di energia intitolato “King Of Nothing”, che per i suoi quaranta minuti mette in mostra, senza titubare un secondo, l’intento di appassionare l’ascoltatore con un heavy metal ricco di sfumature ed influenze che vanno dall’hard rock al progressive, con qualche guizzo su sonorità più moderne ed alternative.
Nonostante la dedizione dei Nostri sia evidente in brani come “No Direction” – con alcuni cambi di ritmo in grado di mostrare l’esperienza a trecentosessanta gradi della band – e la title-track, dove riff di chitarra possenti cercano di trasmettere una forte dose di carica ben sostenuti dal basso di Riccardo ‘Rick’ Taraglio, in alcune composizioni sembra mancare sempre qualcosa (sia essa una melodia più avvincente o un riff capace di conquistare) per innescare le marce alte e convincere appieno; in questo senso, di certo non aiuta la produzione non eccelsa che accompagna questo disco autoprodotto.
Si prova a correre sui ritmi spediti con “Sacred Freedom”, brano durante il quale la chitarra di Claudio ‘Zac’ Zanchetta esplode con decisione, spinta dalla cassa di Fabio Cannatà (ricordando un po’ le storiche band italiane Strana Officina e Skanner), mentre si fanno notare le sonorità rètro, debitrici verso certo rock settantiano, di “Into The Unknown”, tra i momenti più riusciti dell’ascolto anche grazie al bel assolo piazzato alle sei corde dal solito Zac!
E se dal punto di vista delle liriche l’album segue un percorso oscuro, cavalcando il concept del male di vivere dell’uomo e le contraddizioni della società, ciò diventa maggiormente evidente sulle note malinconiche e sofferenti di “The Sense Of Existence” con un arpeggio di chitarra ad accompagnare un cantato tormentato, forse anche un po’ troppo ripetuto senza mai presentare il cambio di registro che ci saremo onestamente attesi.
Meglio probabilmente il tocco duro e deciso che colpisce sulle note di “ Road To Paradise”, con rimandi a Faith No More ed alla scena alternativa degli anni Novanta.
La sensazione è che i Crohm suonino la propria musica spinti da una passione intensa, senza seguire per forza delle sonorità prefissate ma lasciando libero spazio alla propria creatività; e questo è quello che più apprezziamo di questo “King Of Nothing”, con i suoi pregi e difetti.