7.0
- Band: CROSSING ETERNITY
- Durata: 01:00:20
- Disponibile dal: 15/06/2018
- Etichetta:
- Rockshots
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Anche se il nome della band è nuovo i membri dei Crossing Eternity sono musicisti professionisti con trent’anni d’esperienza sul campo. Lo scopo principale della band è espandere i propri confini musicali e diffondere un po’ di sana musica della vecchia guardia. Nel corso dell’opera si può apprezzare come in molte delle liriche esposte ci siano richiami ad un heavy metal classico: i testi diventano un’estensione naturale del loro stile e delle loro radici musicali, talvolta riconducibili allo quello tipico di Saxon o Dio per intenderci. Altre volte, invece, parlano del lato più scuro e menzognero del mondo o ancora narrano di personaggi magici fiabeschi. Non mancano brani che entrano più nel profondo dando una visione, ormai matura, della natura umana e delle dinamiche delle loro interazioni. Passando al lato prettamente musicale si può dire che il trio romeno-svedese in questo “The Rising World” mescola elementi del metal moderno, come la veloce “Journey To The End Of Dreams”, con passaggi sonori dai tratti psichedelici che rimandano alla musica rock degli anni Settanta ed una vena folk che caratterizza molti riff come quello di “War Of Gods”. L’album contiene tredici canzoni che oltre all’epicità mostrano le doti di composizione ed arrangiamento di Manu Savu (nel disco suona chitarra, tastiera e basso) in grado di creare brani che denotano una certa varietà ritmica e melodica pur mantenendo un sound omogeneo tra le tracce. Più nello specifico nella tracklist spiccano “Ghost Of A Storm” e “Kingdome Come”. La prima per la sua facilità d’ascolto e d’assimilazione, brano deliziosamente catchy. La seconda per quel suo flauto nei passaggi tra le varie sezioni, molto Ian Andersen, ma soprattutto per il suo ritornello bello aperto e arioso, molto moderno. Oltre a creare questi pregevoli contrasti tra periodi e stili musicali il trio va fino in fondo nella loro scelta di genuinità musicale. Infatti per la registrazione del loro primo album i componenti della band hanno puntato ad un sound organico e old-school, rifiutando la tentazione di un disco sovraprodotto. Scelta tanto apprezzata quanto azzeccata perché in questo modo siamo in grado di goderci appieno le sensazioni, le emozioni e, ovviamente, le capacità tecniche dei musicisti che danno vita a questo full-length. La lezione dei Crossing Eternity è che non è mai tardi per iniziare un nuovo percorso musicale, come non lo è mai per sperare. E noi speriamo in un seguito per questo progetto quantomeno pregevole come questo “The Rising World”.