7.0
- Band: CROWBAR
- Durata: 00:50:01
- Disponibile dal: 07/03/2005
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Inossidabili come delle vecchie e sbuffanti locomotive, i padrini del doom-core, i Crowbar di Kirk Windstein, si ripresentano al pubblico con il loro settimo studio album, il lungamente atteso “Life’s Blood For The Downtrodden”. Per questa nuova fatica il barbuto Kirk, dopo essersi divertito in lungo ed in largo con i Down, ha ben pensato di reclutare due vecchie conoscenze del metal americano più sanguigno, fumoso e odorante di whiskey: Craig Nunemacher è tornato ad occuparsi delle parti di batteria (suonò nei primi tre album targati Crowbar), mentre al basso troviamo Rex Brown, ex-Pantera, se ci fosse bisogno di ricordarlo, e attivo nei già citati Down. Considerate tali premesse, “Life’s Blood For The Downtrodden” può solamente essere un lavoro maturo e accattivante di metallo pesante, cadenzato, spesso melodico, ma soprattutto massiccio come un dolmen di Stonehenge. La produzione è pastosa e densa, proprio come ci si aspetterebbe da un disco dei Crowbar, mentre il songwriting è praticamente rimasto immutato dal passato, con qualche vaga concessione in più alla melodia ed una maggiore varietà vocale da parte di Windstein. Gli undici brani che compongono il platter non faticano un istante ad entrare in testa, impostati su riff rocciosi e regolari, spesso di origine sabbathiana, qualche volta velocizzati quel tanto che basta per giustificare l’utilizzo del suffisso –core e per non definire “da moviola” il sound dei nostri. Difficile estrapolare singoli episodi, dotati magari di qualche particolarità originale: esclusa la stupenda ballata finale, “Life’s Blood”, il restante lotto di canzoni si divide piuttosto equamente tra composizioni mid-tempo e da headbanging puro (“Slave No More”, “Dead Sun”) e song più veloci e aggressive (“Angels Wings”). Ottima “Fall Back To Zero”, nella quale Kirk sfodera una prestazione affascinante, grazie al suo timbro sofferto e “rovinato” dall’abuso di alcol. Sinceramente non ci si poteva aspettare altro dai Crowbar: un bellissimo disco, raccogliente canzoni una più valida dell’altra, una più matura dell’altra. Una rozzezza di gran classe…ecco il segreto di questa band, sempre vissuta un po’ all’ombra di altre realtà di successo, ma che merita il giusto supporto. Macigno.