7.5
- Band: CROWBAR
- Durata: 00:42:43
- Disponibile dal: 04/03/2022
- Etichetta:
- MNRK Heavy
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Un nome che sa di confortevole sicurezza, quello dei Crowbar. Kirk Windstein è un superstite della scena sludge novantiana, si è ripreso dagli eccessi e dalle dipendenze e da alcuni anni, sobrio e lucido, ciclicamente arriva ad allietarci con la sua musica. Solo dello scorso anno era il suo convincente esordio solista “Dream In Motion”, adesso è di nuovo il turno della sua band principale, che in questo caso si è fatta attendere un po’. Ebbene sì, senza che ce ne accorgessimo, erano già sei anni che i Crowbar non timbravano il cartellino di un nuovo album, un tempo che non pare aver scalfito la proverbiale grassezza del sound né ha portato a sostanziali smottamenti stilistici: a onor di cronaca, l’album era pronto già dal 2020, ma in tempi di pandemia i musicisti non erano dell’umore ideale per immetterlo sul mercato. Da Windstein e dai fidi sodali Tommy Buckley (batteria) e Matthew Brunson (chitarra), affiancati dall’ultimo entrato Shane Wesley al basso, sappiamo cosa attenderci e, puntualmente, riceviamo quanto promesso. A partire da “Symmetry In Black” si era evidenziato un respiro melodico più accentuato, una propensione a suoni più puliti e rifiniti rispetto alle precedenti torbidezze, assecondando così una specie di tono cantautorale che non pare secondario nella poetica di Windstein. I tempi delle violente staffilate hardcore non se ne sono andati del tutto, ma è vero che l’aura malinconica, una ruvida dolcezza e una traslitterazione in chiave sludge dell’hard rock sono oggi più importanti per il quartetto, rispetto ad anni dove la rabbia e la sofferenza affioravano evidenti. Il tono di questo “Zero And Below” si allinea quindi a quello delle uscite immediatamente precedenti, nel ritmo compassato e quadrato, nella produzione potente e bilanciata e in un songwriting misurato, molto tradizionale e uniforme, che rende la tracklist un godibile viaggio nelle paludose terre della Louisiana.
La forza del riff amaro e schiacciante è l’arma vincente anche di “Zero And Below”, un marchio di fabbrica inconfondibile che ben predispone già al primo ascolto; si coglie subito l’orgogliosa espressività di Windstein, la solidità della band e la sua immutata capacità di scuoterci e intorbidare le acque. Musica fatta per far vacillare e schiacciare, senza omettere un tocco, se non gentile, almeno non così spietato. Persistendo su tempi medio-lenti, i Crowbar non si perdono in giri inutili e ci offrono una tracklist coesa e compattissima, nella quale mischiano le carte quel tanto che serve per avere ad ogni traccia qualcosa di diverso da mettere sul piatto. Emergono le densità severe di “Her Evil Is Sacred”, le moderate aperture melodiche di “Confess To Nothing” (il pulito appena roco di Windstein ha sempre il suo fascino), il rolleggiamento ignorante del singolo “Chemical Godz”; e ancora, come trascurare il minimalismo arioso di “Denial Of The Truth”, l’elefantiaco e scorbutico protrarsi di “Crush Negativity”, l’ammaliante decadenza della titletrack? Insomma, ci sono tanti brani pieni di sentimento, dal tocco melodico caratteristico, grintosi e per nulla attraversati da senso di routine, da quel ‘mestiere’ che a volte serve solo a nascondere la mancanza di idee. Non è il caso di “Zero And Below”, di nessuna delle sue canzoni.
I Crowbar li possiamo interpretare come degli AC/DC dello sludge ormai, e di fronte a questa qualità complessiva sarebbe ingeneroso e sciocco lamentarsene. “Zero And Below” è l’ennesimo album di valore della pugnace ciurma di Windstein: siamo lieti di ascoltarli ancora oggi così in forma.