7.5
- Band: CROWNED IN EARTH
- Durata: 00:46:28
- Disponibile dal: 26/10/2012
- Etichetta:
- Black Widow
- Distributore: Masterpiece
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Sin dall’uscita del loro primo demo nel 2008, i britannici Crowned In Earth sono stati un piccolo grande caso all’interno della scena doom: il loro leader Kevin Lawry infatti era riuscito a creare un mix particolarissimo di sonorità che mettevano insieme prog rock, psichedelia, dark settantiano ed anche un doom metal ruvido e non dissimile da quanto fatto dai Cathedral più viaggiosi. Sin da subito la band si è segnalata per l’estrema cura nel songwriting e negli arrangiamenti, tanto che l’esordio “Visions Of The Haunted” è divenuto un piccolo culto tra i fricchettoni orfani dei seventies. Ora – a distanza di due anni – i Nostri tornano sul mercato forti di un deal con la Black Widow, vera e propria garanzia di qualità quando si tratta di certe sonorità. Ebbene, il nuovo “A Vortex Of Earthly Chimes” non delude le aspettative, andando a configurarsi come una delle migliori uscite dell’anno in corso in ambito dark doom. Più ricco e strutturato rispetto all’esordio, sebbene meno ispirato, questo secondo album vive di momenti altissimi alternati a qualche passaggio non perfettamente riuscito. Composto da cinque brani ben suonati e registrati, “A Vortex Of Earthly Chimes” riesce a dare il meglio di sé nelle tracce più lunghe e composite, dove il bisogno espressivo degli strumenti solisti viene portato a compimento in maniera totale ed esaustiva; i due brani di durata minore invece soffrono un po’ della ristrettezza temporale alla quale sono costretti; se “World Spins Out Of Key” riesce comunque a colpire per i solo spettacolari di chitarra e tastiere, la successiva “Winter Slumber” risulta più banale ed adagiata su di una struttura dark prog che non riesce mai a convincere appieno. Le tre canzoni che oltrepassano i dieci minuti invece sono tutte piuttosto riuscite, ad iniziare da “Ride The Storm”, brano praticamente diviso in tre dove si alternano un dark sabbathiano ma dai forti influssi mutuati dagli Atomic Rooster, una parte centrale progressive doom vicina ai Cathedral ed una lunga fuga strumentale finale di chiara ascendenza prog. La successiva “Watch The Waves” è più composita, grazie anche ad un ottimo utilizzo del mellotron da parte di Brian J. Anthony che sottolinea l’ottimo lavoro alla chitarra e alle tastiere di Lawry. Alternanza di doom, prog (Van Der Graaf Generator), psych rock pinkfloydiano e dark settantiano rendono la traccia la migliore del lotto, nonostante alcuni passaggi leggermente derivativi. In conclusione poi “Given Time” calca la mano sulle partiture progressive, che in definitiva sono quelle che ai Crowned In Earth riescono meglio, senza dimenticare tutto l’armamentario proto hard di Iron Butterfly e Black Widow. Insomma, senza dubbio nulla di nuovo sotto il sole, ma il tutto è composto con una tale convinzione ed una tanto sfacciata aderenza ai canoni da risultare non solo piacevole ma anche vincente. Vogliamo dire che i Crowned In Earth rappresentano la faccia più progressiva e psichedelica dei Cathedral? Secondo noi è proprio così. Bravissimi.