7.0
- Band: CRUACHAN
- Durata: 00:48:26
- Disponibile dal: 27/04/2018
- Etichetta:
- Trollzorn
- Distributore: Audioglobe
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Termina con questo nuovo “Nine Years Of Blood” la cosiddetta Blood Trilogy – la Trilogia del Sangue – iniziata dagli irlandesi Cruachan nel 2011 con “Blood On The Black Robe” e proseguita nel 2014 con “Blood For The Blood God”. Manco a scriverlo, ci troviamo per l’ennesima volta di fronte ad un lavoro che si dipana piuttosto piacevolmente tra pochi alti, qualche basso e diversi medi, denotante come il combo capitanato da Keith Fay, fra i pionieri del celtic folk death metal da battaglia, abbia da tempo trovato coordinate di sound stabili e sicure, per quanto mai eccessivamente esaltanti, così come, però, mai troppo deludenti. Una produzione ferrea e arcigna dona la giusta aggressione, tra mainstream e underground, a “Nine Years Of Blood”, che, ridendo e folkeggiando, è l’ottavo full-length dei dublinesi. Lo spirito folk e i molteplici strumenti tipici suonati dallo stesso Fay e dal polivalente John Ryan, principalmente attivo a violino e violoncello, si mischiano con buone velleità e risultati in realtà altalenanti con sfuriate blackish-oriented, tiratone thrashy e spezzacollo oppure midtempo rocciosi che odorano di classic metal lontano un miglio. Il ventaglio di soluzioni in serbo ai Cruachan è come sempre in grado di solleticare molteplici palati e la storia narrata, il conflitto tra Inglesi e Irlandesi che durò dal 1594 al 1603, riesce ad essere avvincente e tristemente gloriosa (per gli Irish), imperlando d’epos guerresca i quasi cinquanta minuti del platter. Platter che si apre con la strumentale melodica “I Am Tuan”, per poi presentare un terzetto di brani che pare segnare tre punti decisivi per una votazione finale più che buona: soprattutto “Hugh O’Neill – Earl Of Tyrone” e “Queen Of War” ci convincono in pieno, trascinandoci di forza nella densa fanghiglia smossa da piogge incessanti delle colline irlandesi. Si perde buona parte dell’abbrivio iniziale, però, con le seguenti “The Battle Of The Yellow Ford” e “Cath Na Brioscaì”, anonime e standardizzate sui canoni del genere. Anche il primo singolo “The Harp, The Lion, The Dragon And The Sword” non rivitalizza abbastanza la tracklist, troppo sempliciotto nelle sue melodie folkish, nonostante l’improvvisa e travolgente cavalcata maideniana che decolla nell’ultima parte del brano. Ci si riprende, per fortuna, nella tranche conclusiva del lavoro, dove “The Siege Of Kinsale”, “Back Home In Derry” ed in parte anche “Flight Of The Earls” riportano un po’ di sorrisi soddisfatti e beoni sul viso dell’ascoltatore. Poco altro da raccontarvi sul rientro in pista dei Cruachan: se vi sono sempre piaciuti, andrete probabilmente a colpo sicuro; se mal sopportate il genere, o se per qualche motivo non vi piacciono Fay e soci, che però rappresentano degnamente da sempre questo tipo di musica, allora nulla da fare, pollice giù. Noi concordiamo per un bel sette pieno.