6.5
- Band: CRUCIFYRE
- Durata: 00:49:00
- Disponibile dal: 09/02/2018
- Etichetta:
- Pulverised Records
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La riscoperta di certe sonorità tradizionali nel macrocosmo extreme metal (chi ha detto Tribulation?) passa anche da dischi come “Post Vulcanic Black”, terza prova sulla lunga distanza degli svedesi Crucifyre. Partiti come sudicissimo tributo alle gesta dei connazionali Entombed e Merciless, i Nostri avevano già lanciato qualche segnale di cambiamento in occasione del precedente “Black Magic Fire” e delle sue inflessioni retro à la “Show No Mercy”, ma è soltanto con il suddetto “Post…” – edito ancora una volta dalla solida Pulverised Records – che il quintetto decide di gettare la maschera e portare a compimento la sua evoluzione. Una metamorfosi che, come accennato poc’anzi, non guarda avanti, bensì indietro, fino agli albori del movimento heavy metal, per un risultato finale destinato a spiazzare e dividere il pubblico. Fondamentali, a questo proposito, gli avvicendamenti nella line-up, con il solo batterista Yasin Hillborg sopravvissuto agli esordi e un nuovo frontman, Karl Buhre, che poco o nulla ha da spartire con l’ugola dell’ex Erik Sahlström: è lui che con il suo tono roco e graffiante, talvolta pronto a schiudersi in un convincente pulito, detta le linee guida della tracklist, prontamente seguito da un comparto strumentale che flirta senza ritegno con i Black Sabbath del periodo Ozzy, i Mercyful Fate, il post-punk britannico (!!!) e la corrente proto-black/thrash di Venom e compagnia borchiata. Riff catchy e da corna al cielo, ritmiche asciutte e strutture ordinatissime sono il perno di tutti e dieci gli episodi, cui si aggiunge una vena melodica dallo spiccato gusto satanico, con gli scandinavi che in sede di songwriting sembra abbiano voluto giocare la carta della varietà a tutti i costi, assumendosi forse qualche rischio di troppo. Dagli ammiccamenti a Cronos di “Thrashing With Violence” a quelli verso il Re Diamante di “Serpentagram”, passando per le atmosfere goth di “Mother Superior’s Eyes”, l’esperienza di ascolto è tanto ricca di sorprese e colpi di scena quanto sfilacciata da un punto di vista formale, configurandosi più come una sorta di playlist da viaggio che come l’operato di una sola band. Detto di una produzione eccellente curata nei Baggpipe Studio di Stoccolma (ABBA, Britney Spears e Lady Gaga… no, non è uno scherzo), “Post…” segna insomma un nuovo inizio per i Crucifyre, e come tale va affrontato: un album di transizione in cui luci ed ombre si mescolano sullo spartito.