7.5
- Band: CRUZ
- Durata: 00:41:23
- Disponibile dal: 26/09/2022
- Etichetta:
- Nuclear Winter Records
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In ogni percorso artistico vi sono momenti nei quali la linea evolutiva subisce un’impennata, risultando in opere anche molto diverse dal repertorio che le ha precedute. Ciò non è esattamente il caso dei Cruz, ma è evidente che il nuovo “Confines de la Cordura” rappresenti un passaggio particolarmente ambizioso per il gruppo di Barcellona, soprattutto se si ha ancora nelle orecchie quanto contenuto nel debut album “Culto Abismal”, ormai vecchio di sei anni. Nel nuovo capitolo della discografia della band, si affaccia infatti una vena più solenne, una più misurata e oscura discesa strumentale nei meandri di un death metal che in alcuni tratti sembra quasi volere assumere i connotati di una dolente nenia.
Agli esordi, la formazione spagnola perdeva raramente l’occasione per lasciare intravedere un ruvido bagaglio crust punk all’interno dei suoi brani più diretti, ma su questa nuova opera il sound dei ragazzi ha preso una piega più elaborata, acquistando un lirismo che in qualche passaggio pare addirittura voler lambire profondità abissali. Se quindi la matrice swedish death metal resta visibile, soprattutto nel suono di chitarra, la condotta di ritmiche e atmosfere oggi ha più in comune con l’operato dei Vanhelgd che con quello dei soliti Entombed e Dismember: vi è più spazio per midtempo e le linee melodiche si tingono di nero. Anche la durata media delle composizioni la dice lunga sulla più spiccata ricerca alla base di “Confines de la Cordura”: dai tre/quattro minuti di media dei pezzi dell’esordio, in un paio di nuovi episodi si arriva a toccare anche gli otto o i nove minuti, con uno sviluppo che talvolta sa proprio di febbrile cavalcata musicale, ebbra di miasmi venefici. In ogni caso, non mancano i riff più immediati e un impianto strumentale che all’occorrenza sa diventare incalzante e aggressivo come sul debut. Dopo tutto, parliamo pur sempre di una band verace e instintiva, anche oggi nettamente più death metal che death-doom. “Confines de la Cordura”, tuttavia, fa pesare il suo lato maggiormente riflessivo, concedendo più respiro all’ascoltatore e al tempo stesso garantendosi maggiore ‘airplay’, dato che ci vorranno vari ascolti per ben assimilare le tracce più corpose.
I Cruz, in sintesi, qui alzano il livello artistico, regalandoci un album ispirato e per certi versi coraggioso nel suo voler ricercare nuove esperienze sonore all’interno di un sound che ha pur sempre i propri punti fermi.