voto
8.0
8.0
- Band: CRYING STEEL
- Durata: 00:40:19
- Disponibile dal: 02/02/2007
- Etichetta:
- My Graveyard Productions
- Distributore: Masterpiece
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Autori di un solo full length nel lontano 1987, ecco finalmente il ritorno sulle scene dei Crying Steel, già all’epoca considerati tra le migliori band classic metal tricolori. A vent’anni di distanza da quell’ “On The Prowl”, disco che aveva loro permesso di aggiudicarsi tale fama, ecco il nuovo “The Steel Is Back!” che, come il titolo stesso indica, riprende a tutti gli effetti il discorso interrotto. In formazione troviamo ancora una volta Luca Bonzagni alla voce, Alberto Simonini ( ora sfortunatamente sostituito da Alex Magagni per motivi di salute) e Franco Nipoti alle chitarre, Angelo Franchini al basso e Luca Ferri alla batteria. Il quintetto si ripresenta in grandissima forma e sforna un disco molto tradizionale, radicalmente legato al metal ottantiano di Judas Priest o Saxon e con riferimento anche all’hard rock più diretto. Già l’opener “Kill Them All” mette le cose in chiaro, un pezzo tirato ed assolutamente adrenalinico. I Crying Steel si superano subito con la successiva “Over My Sins” che, tanto classica quanto coinvolgente, mette in evidenza le doti di una band consapevole dei propri mezzi, con Fabio in grado di raggiungere vette altissime e di stupire grazie alle sue indubbie doti vocali. Il resto della ciurma non è da meno con l’accoppiata Simonini-Nipoti che sforna a catena assoli e riff terribilmente efficaci ben sostenuti da una precisissima sezione ritmica. E’quindi un piacere ascoltare canzoni quali “Raptor” o la veloce “Next Time Don’t Lie”, pezzi che sembrano usciti dalle migliori release heavy di vent’anni fa. “Hold Her”, è forse l’highlight del lavoro, un pezzo di derivazione priestiana che si preannuncia a dir poco esaltante in sede live. A giudizio di chi scrive, la traccia meno convincente del lotto è “Three Times”, un po’ piatta e ripetitiva sul ritornello, l’unica piccola sbavatura di un disco di gran livello. Degli ottimi suoni dal sapore un po’ retrò, assolutamente adatti al contesto e del tutto privi di orpelli o modernismi, completano alla perfezione un lavoro che sicuramente non lascerà indifferenti le vecchie leve e chi vuole ascoltare un po’ di sano heavy metal scritto e suonato come si deve.