7.5
- Band: CRYPTIC BROOD
- Durata: 00:39:19
- Disponibile dal: 01/11/2024
- Etichetta:
- War Anthem Records
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Si sono fatti conoscere nel 2017, con l’esordio targato “Brain Eater”; cinque anni fa hanno replicato la proposta, sincera ma nemmeno così esaltante, con il secondo album “Outcome of Obnoxious Science”. Oggi ci riprovano e, finalmente, grazie al qui presente “Necrotic Flesh Bacteria”, i tedeschi Cryptic Brood hanno trovato la fatidica quadratura del cerchio.
Uscendo di fatto da un sostanziale anonimato, il terzetto di Wolfsburg ha lavorato parecchio sulla giusta direzione da seguire, visto che, proprio nel precedente “Outcome Of Obnoxious” qualcosa sembrava voler uscire dal calderone, ma, di fatto, era rimasto appiccicato nella mera ripresentazione di copioni tanto cari ad Autopsy e Cianide, senza aggiungere quel briciolo di marciume in più. Ingrediente che è stato invece distillato a dovere in questa terza prova, in cui ogni brano si delinea su un contorto e maligno piano inclinato dove ampollosi ed acidi passaggi death metal, coordinati dalle voci gravose (del bassista Dennis Butzke) e schizzate (del chitarrista Michael Lehner e del drummer Steffen Brandes), vengono ulteriormente appesantiti da colpi secchi di una matrice doom quasi settantiana, a miscelare quel mix di magica putrefazione tra l’horror e il gore.
Da questo punto di vista, “Digging Through Skin” scende direttamente nelle viscere più umide di una caverna buia e lugubre, testimoniando uno dei nuovi punti di forza del trio teutonico, bravo questa volta a rendere più appetibile, ed intricato se vogliamo, il proprio labirinto sonoro, nel quale si percepisce anche un miglioramento tecnico. Abilità che fa rima con versatilità, da ricercarsi in brani come “Viscid Fluid”, il quale, seguendo pedissequamente il titolo, aggiunge quella vena thrash di pura follia melodica, capace di sviluppare ancor di più il lavoro svolto da Butzke e compagni.
Fluidità d’intenti presente anche in pezzi brevi come “Hallucinogen Poison”, a dimostrazione di come i Cryptic Brood, a dispetto di una copertina che potrebbe far pensare al consueto assalto all’arma bianca, abbiano ragionato parecchio prima di sigillare il pacchetto finale.
Ecco quindi che ogni brano ben si identifica come un perfetto tassello melmoso, ideale per la costruzione di un unico e torbido chalet boschivo, ricoperto di tormento e sana pazzia, testimoniato da mortiferi strali intitolati “The Pile Of Flesh Is Served” o dalla tumultuosa “Realm Of Rot”, altra tegola sepolcrale, confermando la capacità dei tre di Wolfsburg di saper pestare a dovere quando l’occasione è propizia.
In chiusura, se cinque anni fa vi avevamo timidamente accennato a questa nuova realtà underground, oggi ve li consigliamo vivamente; pronti a calpestare i batteri della carne necrotica o, diversamente, ad essere sepolti dagli stessi.