7.0
- Band: CRYPTIC SHIFT
- Durata: 00:46:35
- Disponibile dal: 04/05/2020
- Etichetta:
- Blood Harvest
- Distributore: Audioglobe
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Arriva il momento del full-length anche per i techno-deathster Cryptic Shift, giovane realtà inglese ultimamente fattasi notare per una serie di date live di supporto a nomi di una certa caratura di passaggio per il Regno Unito (non ultimi i nostri Hour Of Penance). Dopo avere dato alle stampe un discreto numero di singoli e demo e avere amalgamato ulteriormente il variegato background artistico in suo possesso, il quartetto di Leeds gioca quindi la carte del lavoro sulla lunga distanza, dando corpo ad un progetto, “Visitations From Enceladus”, in bilico tra techno-death, thrash e prog che custodisce all’interno dei propri intricati orditi atmosfere sci-fi e reminiscenze dell’operato di Death, Nocturnus, Timeghoul o – per restare su band un po’ più recenti – Vektor, Ripper e Blood Incantation. Proprio questi ultimi sembrano essere un paragone particolarmente calzante per certe scelte estetiche ed attitudinali della band: la resa sonora pare infatti prendere spunto dall’impatto ruvido e analogico del suddetto fenomeno statunitense, ma anche la decisione di cimentarsi subito in apertura in una suite impegnativa ricorda quanto fatto dai Blood Incantation con la ormai notissima “Vitrification of Blood”. Ai Cryptic Shift di certo non manca ambizione, tuttavia l’imponente “Moonbelt Immolator” (ventisei minuti!) mette presto in chiaro come, al di là di una tecnica di tutto rispetto e di una corposità del suono già ben sviluppata, alla base della proposta non vi siano sempre dei numeri clamorosi. Accanto a riff o momenti di introspezione assolutamente degni di nota (ad esempio l’euforica cavalcata attorno al sedicesimo minuto), troviamo infatti anche spunti più sciatti o che sembrano ricordare fin troppo qualcos’altro, per uno sviluppo che a livello di fluidità lascia un pochino a desiderare. Davanti a questa opener si fa insomma largo la sensazione di essere al cospetto di una band un filo pretenziosa o comunque non ancora completamente matura per gestire composizioni di tale portata. Per fortuna, il resto del disco – ovvero tre brani dalla durata più ordinaria – si porta dietro un appeal decisamente più popolare e accessibile, lasciando spazio a riff più taglienti e ad armonie in cui si viene avvolti da una graduale stratificazione di arrangiamenti ricercati e di chitarre eteree. Qui, a partire dall’ottima “(Petrified In The) Hypogean Gaol”, il gruppo non disperde i propri sforzi e guadagna in efficacia, mettendo in mostra un death-thrash iniettato di tecnica ed eleganza che si avvicina al meglio delle produzioni dei suoi padri ispiratori. Insistendo su un simile melting-pot di influenze e sfumature e mantenendo salda una certa compattezza di fondo, i giovani Cryptic Shift potrebbero lasciarsi alle spalle alcune comprensibili ingenuità di questo “Visitations From Enceladus” e consolidare la propria reputazione. Attendiamo quindi con fiducia il prossimo appuntamento in studio, poichè in questo caso un paio di anni di esperienza in più potrebbero fare miracoli.