6.5
- Band: CRYSTAL SKULL
- Durata: 00:58:44
- Disponibile dal: 25/06/2025
- Etichetta:
- Underground Symphony
Spotify non ancora disponibile
Apple Music non ancora disponibile
Il progetto Crystal Skull nasce nel 2007 nella mente del cantante, bassista e chitarrista Claudio The Reaper. Siamo nella zona di Gorizia e, nonostante la scena friulana sia storicamente abbastanza attiva, non sembra così facile trovare i musicisti giusti per completare la band. Claudio continua così a comporre per proprio conto e nel 2020 riesce finalmente a produrre un disco raccogliendo le migliori idee scritte durante i precedenti tredici anni.
A dar supporto a quella che al tempo era praticamente una one-man band, troviamo una sicurezza del panorama nazionale, ovvero la Underground Symphony, storica label del grande appassionato ed esperto Maurizio Chiarello. Dopo la pubblicazione dell’esordio, sembra rompersi il ghiaccio e con l’ingresso di Fabio Tomba (Silverbones) come batterista e poco dopo del cantante Lorenzo Nocerino (sempre Silverbones), i Crystal Skull prendono finalmente le sembianze di un vero gruppo e possono concentrarsi sulle registrazioni di questo “Arcane Tales” .
Aldilà dei testi, che seguono un concept che racconta le avventure del magico mondo di Arendal, è proprio la musica che sembra catapultarci ad oltre due decadi fa, quando un certo tipo di power metal andava per la maggiore. L’impronta teutonica è molto presente, pescando da Running Wild, Scanner, Rage, Grave Digger e dei nostrani Drakkar ma con un’impronta maggiormente epica e valorosa che non può non ricordare in alcune occasioni anche Rhapsody e primi Secret Sphere.
Il leader Claudio, bassista ora anche di Sacro Ordine Dei Cavalieri Di Parsifal ed Akroterion, dimostra una forte passione per queste sonorità ed una buona capacità nel creare brani coinvolgenti: se infatti, al primo impatto, ci si potrebbe fermare un po’ perplessi proprio nel trovarsi di fronte ad un power-heavy per certi versi quasi superato e al quale non siamo più abituati (e per di più con una produzione che onestamente sembra anch’essa ancorata a quei tempi), con l’andare degli ascolti è come se tutto cominciasse a prendere una forma definita, rendendo l’ascolto interessante.
“Arcane Tales” ha dei pregi e dei difetti, ma soprattutto presenta qualcosa che onestamente si fatica a trovare al giorno d’oggi visto che la maggior parte delle realtà puntano su sonorità più moderne, e quelle poche band storiche rimaste fedeli al passato, spesso hanno perso la bussola da qualche tempo (Grave Digger per primi!).
Canzoni come la possente “Gates Of Skull” – anche se le melodie delle chitarre somigliano un po’ troppo al ritornello di “Angus McFife” dei Gloryhammer – “Prisoner In The Night”, che scorre con decisione fino ad arrivare ad un refrain che sembra uscito dal meraviglioso debutto “Mistress Of The Shadowlight” dei Secret Sphere, o la più cruda e battagliera “Stormbreaker”, con un coro maggiormente diretto, riescono a portare le sonorità classiche su livelli più che discreti.
Chiaramente molti passaggi sono già stati sentiti in passato e alla band manca ancora quel pizzico di maturità per far quadrare tutto nel migliore dei modi: ciò va a pesare in alcuni momenti come nella fin troppo lineare “Ancient’s Ritual” o quando si incontra la folkeggiante “Queen Of The Black Moon (Erevyn’s Fate)”, che tra echi di Elvenking e Rhapsody risulta un po’ fuori contesto. Inoltre, all’interno delle quattordici tracce che compongono la tracklist, sono presenti alcune brevi intermezzi che onestamente poco aggiungono, non solo musicalmente all’ascolto, ma nemmeno nel ricreare alcune atmosfere che aiuterebbero ad addentrarsi all’interno del concept narrato.
D’altra parte, il lavoro delle chitarre è certamente positivo, non tanto in termini tecnici ma per la capacità di creare buone trame chitarristiche e di colpire con determinazione, e l’ugola di Lorenzo ci ha colpiti positivamente; spesso ruvida e tagliente – ma capace di alzarsi su acuti non da poco, come dimostra durante “Glory Or Damn (Turok’s Damnation)” – e onestamente la preferiamo in questa veste più sporca con la quale può donare un impatto maggiormente grintoso alle composizioni.
In tal senso va menzionata “The Underdark”, brano più cupo e forse anche debitore verso un sound più britannico (Maiden, Priest ma anche Demon); l’attacco fumante di “Am-Aras (Black Lord)” ci riporta invece agli Iron Saviour più diretti, volando su un riff che si rifiuta di fermarsi anche solo per un attimo, trascinando con sé un drumming rapido e linee vocali che conquistano grazie ad un refrain esaltante. Nel finale, la band non si fa neppure mancare una suite di oltre dieci minuti, che verrà ricordata soprattutto per un bel ritornello di stampo power.
Tanti, troppi i gruppi menzionati nelle righe qui sopra, segno che la band deve lavorare per crearsi un percorso più personale: ma “Arcana Tales”, con i suoi pregi e difetti, è un lavoro che ci sorprende mostrando come nell’abisso dell’undergound italiano esistano ancora oggi musicisti e realtà meritevoli di attenzioni!