7.0
- Band: CULT OF ERINYES
- Durata: 00:55:42
- Disponibile dal: 17/05/17
- Etichetta:
- Code666
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
La scena estrema belga degli ultimi anni si sta dimostrando molto più interessante e prolifica di quella degli anni ’90 (Enthroned a parte non si ricordano molte altre produzioni degne di nota in ambito black metal). I Cult Of Erinyes, in forza alla nostrana Code666 sin dallo scorso full – il buon “Blessed Extintion” – scelgono la strada del concept album e (abbastanza curiosamente) posano la loro attenzione sulla figura dell’imperatore romano Tiberio. Se liricamente il duo belga si rifà all’antica Roma, musicalmente resta ancorata al proprio sound, senza azzardare poco probabili inserimenti folk: l’approccio è più simile a quello di gruppi come i Marduk, capaci cioè di trattare tematiche storiche rimanendo fedeli al proprio stile. Black metal ritualistico, senza che questo significhi brani che finiscono per accartocciarsi su loro stessi a causa di una ripetitività portata allo sfinimento. “Nero (Divine Providence)” ne è un esempio: l’incedere iniziale è furioso e piacevolmente old school, ma c’è spazio anche per momenti cadenzati e un pregevole lavoro di chitarra solista. L’atmosfera è nera e fredda e richiama facilmente la magia che Dagon e Incubus sono soliti creare nei loro lavori. “Loner” è un altro brano interessante, più melodico e dotato di tocchi progressive inaspettati ma molto azzeccati, come se i Deathspell Omega incontrassero gli Opeth di qualche anno fa. La lunga e conclusiva “For Centuries To Come” conferma le impressioni avute durante l’ascolto del disco: black metal che spesso guarda al passato (e alla Scandinavia in particolare) ma rifugge dalla semplice emulazione, cercando spunti personali e attingendo dal meglio che la nera fiamma ha saputo offrirci negli ultimi anni, comprese le contaminazioni (se così le vogliamo chiamare) con generi affini. Qualche aspetto negativo c’è, e riguarda soprattutto un certo autocitazionismo che porta talvolta alla ripetitività. Fatta salva questa pecca ci troviamo comunque di fronte ad un album capace di creare un’atmosfera densa di fumo nero, appetibile per chi apprezza il black metal più tradizionale come per coloro che non disdegnano maggiore apertura.