8.5
- Band: CULT OF LUNA
- Durata: 01:13:36
- Disponibile dal: /10/2004
- Etichetta:
- Earache
- Distributore: Self
Due anni fa usciva “The Beyond”, ovvero la musica dell’ira, le note dell’orrore e del terrore contemporaneo, il rantolo dell’Io, distrutto tra le macerie della propria civiltà. Nella disperazione deflagrante di quel lavoro, gli svedesi Cult Of Luna hanno trovato la meritatissima consacrazione di un pubblico più vasto…l’oscurità tortuosa, eppure così terribilmente viva e presente a se stessa, ne ha fatto un album unico, da ascoltare fino all’usura nel proprio lettore. E la totale assenza di certezza, che ha caratterizzato sin dagli esordi la produzione lirico-musicale dei Cult Of Luna, non è mai apparsa così irrimediabile (a dispetto della salvifica “Crossing Over”), come ascoltando “Salvation”, l’ultima creatura dei sette di Umea. Ricordate la conclusione di “The Beyond”? Ricordate l’epilogo del racconto, incancrenito, nella fuga da/verso il caos dell’apocalisse/la salvezza ipotetica…oppure il contrario? “Further” si chiudeva con l’autocoscienza di un essere, che riconosceva che il mondo l’aveva prosciugato, che avvertiva la disperante urgenza di cercare qualcos’altro, di superare i propri confini, lasciandosi cadere in un’al-di-là, il quale tuttavia rimane senza connotazioni, come un enorme interrogativo, forse destinato a restare insoluto per sempre. Ebbene, l’idea nullifica dell’approdo verso questa oltre-dimensione immaginaria è il principale punto di contatto con “Salvation”, il cui ultimo brano, non a caso, è intitolato proprio “Into The Beyond”. Idealmente e musicalmente, i due album sembrano apparirci come i rovesci di uno stesso percorso, gli aspetti di un medesimo disagio e di una comune realtà, a cui entrambi non accordano alcuna redenzione, ma solo un salto nell’ignoto e l’incertezza eterna tra l’epilogo e un nuovo, positivo inizio. Rispetto al predecessore, “Salvation” trova la sua cifra stilistica in uno sfrondamento pregnante delle componenti del sound dei nostri, una scarnificazione che trova ragione d’essere nella lentezza e nella dilatazione, nell’esaltazione più frequente delle singole entità strumentali, le quali arrivano, in solitudine e con poche note essenziali, a connotare sapientemente le atmosfere dei brani. La scomposizione del sound segue la strada delle reiterazioni lisergiche care ai Neurosis e di un uso vocale più circoscritto, ma molto meglio caratterizzato drammaticamente. L’enfasi crudele di “The Beyond” lascia il posto ad un apparente distacco, ad un senso di estraneità, che non è difetto di coinvolgimento, ma sembra piuttosto un tentativo di universalizzazione, una tensione verso l’astrazione dei propri concetti e delle proprie istanze musicali. “Salvation” si distacca dai contorni netti, dalle ferite laceranti e senza scampo, dalle sensazioni improvvise, per presentarci una umanità vaga, come ombre dietro ad uno schermo: le rovine hanno lasciato il posto al nulla. E per mostrarcelo, la band riserva alla furia post-hardcore solo alcune sezioni delle composizioni, miscelando il suo sound peculiare ad accenni post-rock (specialmente negli orientamenti delle chitarre), psichedelia e rumorismi caotici da tilt emozionale. La ricca varietà delle soluzioni strumentali e degli inserti ad opera degli ottimi Magnus Lindberg e Anders Teglund propendono per un dinamismo differente, più soft e ondivago. Trappola mentale, magma vivo sotto una patina di nebbia, “Salvation” vive di esplorazioni ora silenziose, ora tetre; di malinconie intimiste e di picchi pieni di pathos; di crescendo incalzanti e di respiri fetali; di sentenze terribili pronunciate da voci ormai perse. Spettacolari la semi-strumentale “Waiting For You”, l’opener “Echoes”, “Vague Illusions” e la conclusiva “Into The Beyond”. Come in passato, il collettivo Cult Of Luna dimostra una grande professionalità, che unita alla competenza, all’estro creativo e alla capacità di comunicare in un’ottica mai scontata o abusata, li mantengono meritatamente ai vertici delle realtà più interessanti del genere. Certo, prendersi la briga di ascoltare con l’attenzione che meritano ben settantatrè minuti di digressioni musicali, di trame spesso volutamente ripetute e auto-referenti, non appare un’impresa facile, specialmente per chi si aspettava un prosieguo sulle medesime coordinate corpose e decisamente incazzate di “The Beyond”…ma ne vale la pena…vale la pena di farsi traghettare dai Cult Of Luna nel luogo dove il vuoto può colorarsi e risplendere, anche solo per un attimo di illusione. Sulla ribalta deserta della nostra mente, va in scena un dramma in otto atti…e poi il buio.