8.0
- Band: CULT OF LUNA
- Durata: 01:09:01
- Disponibile dal: 11/02/2022
- Etichetta:
- Metal Blade Records
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In questa ultima manciata di anni, i Cult Of Luna hanno dimostrato più che mai di essere un gruppo completo e di avere saputo (ri)trovare un proprio campo espressivo e una nuova impronta distintiva, rilanciandosi per l’ennesima volta con dischi come “Vertikal” e “Mariner” quando si pensava che come band avessero ormai già detto tutto o quasi. Anche un’uscita sulla carta minore come l’EP “The Raging River” non ha assolutamente deluso le aspettative di chi aveva notato nelle suddette opere e nelle relative prestigiose collaborazioni un segno rivelatore di nuova qualità e nuovo fermento nell’ambito di una scena un po’ sbiadita come quella del cosiddetto post metal. Oggi gli svedesi ritornano con “The Long Road North”, nuovo full-length in cui tutti gli elementi tipici del suono Cult Of Luna vengono ancora una volta ridosati e miscelati in proporzioni diverse, per una tracklist particolarmente estesa con la quale Johannes Persson e compagni dimostrano nuovamente di possedere grande versatilità di linguaggio, insieme a un tocco indefinito di arcano misticismo che rende inconfondibile la corposità e al contempo la naturalezza avvolgente del suono. Come era stato per il precedente album, “A Dawn to Fear”, non siamo davanti a un lavoro che introduce enormi novità a livello strettamente stilistico, ciononostante il materiale riesce subito a esprimere un forte dinamismo grazie in primis al succitato attento dosaggio degli elementi post, sludge e cantautorali, più una varietà nelle strutture che raramente è risultata così pronunciata in un disco della band.
Le atmosfere immaginifiche e sospese tanto care al gruppo ci riportano effettivamente a vari periodi della carriera del collettivo scandinavo: il ruolo centrale delle chitarre viene talvolta messo in discussione da una punteggiatura di tastiere sempre più disinvolta, mentre le percussioni appaiono sempre dosate, mai esasperate e attentissime nella sottolineatura delle atmosfere; questa abbondanza strumentale dei tocchi e degli arrangiamenti, ci regala una tracklist molto ricca, nella quale vi è per giunta spazio per gli interventi di numerosi ospiti chiamati a caratterizzare ulteriormente i singoli episodi. “Beyond I”, ad esempio, ruota attorno alla voce di Mariam Wallentin, cantante e polistrumentista svedese proveniente dal duo progressive jazz Wildbirds & Peacedrums, mentre la più torbida “Beyond II” è prevalentemente opera di Colin Stetson, compositore canadese già partner di The Arcade Fire, Bon Iver e Tom Waits.
Con durate che vanno dai tre ai dodici minuti e una pronunciata varietà di registri, con un grande dispiego di contrasti e il classico gioco di pieni e vuoti, “The Long Road North” si muove in molteplici direzioni per entrare sempre e comunque in una coralità eterea, solenne, persino pastorale a tratti. Certo, vi è senz’altro un po’ di autoreferenzialità in alcuni momenti, ma, per quanto ‘telefonato’, un crescendo appassionato come quello della seconda parte di “Blood Upon Stone” non è certo alla portata di chiunque in questo campo. Si compie un viaggio sensoriale attraverso le più disparate suggestioni e, a conti fatti, non sono pochi i brani a restare presto impressi: la marziale opener “Cold Burn”, la più dilatata e cullante “Into the Night”, oltre alla succitata “Blood Upon Stone”. Anche questa nuova prova marchiata Cult Of Luna finisce insomma per insinuarsi in un profondo interiore, confermando tutta la passione e le doti interpretative della formazione svedese, qui brava soprattutto ad architettare una sintesi brillante delle sue classiche formule.