6.5
- Band: CULT OF OCCULT
- Durata: 01:10:58
- Disponibile dal: 09/11/2015
- Etichetta:
- Deadlight Entertainment
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“Come with us and find/The pleasure of a journey to the center of the mind”, cantavano gli Amboy Dukes quasi quarant’anni fa. I tempi sono cambiati, le droghe anche, e affrontare i “Five Degrees To Insanity” che danno il titolo a questo lavoro fa male, molto male. La matrice complessiva è quella di uno sludge rallentatissimo e violento insieme, che segna quasi un naturale trait d’union tra le marcescenti sonorità del Bayou (il cantato riporta spesso alla mente lo strazio di Mike Williams) e il doom di sponda anglossasone, per la capacità di portare in superficie, in un affresco così putrido e cattivo, brevi ma intensi passaggi atmosferici. Aggiungete poi una spruzzata mai sgradevole (se non per i sensi!) di black, e avrete un’idea abbastanza precisa di cosa vi aspetta. Se l’iniziale “Alcoholic” potrebbe fungere già da sola a riassumere tutto l’album, oltre che a spingerci a un salvifico suicidio, la seconda traccia, “Nihilistic”, ci dona le prime, gradevoli, variazioni; il mefistofelico e lentissimo riff iniziale non stonerebbe nemmeno in qualche album di black ambient, e del resto il titolo pare alquanto efficace nell’annunciare le atmosfere sottese. Se restasse ancora qualche dubbio su come in qualche modo un concept racchiuda i settanta minuti di questo lavoro, a seguire abbiamo dei titoli piuttosto eloquenti: “Misanthropic”, pezzo che parte convintamente sludge, dalle parti di Goatwhore e analoghi eleganti buontemponi, per poi rallentare fino ai confini del funeral doom e ritornare con naturalezza dalle parti delle claustrofobiche paludi della Louisiana, con un finale dal sapore quasi psych: complessivamente un pezzo parecchio elaborato, che si staglia alla grande come miglior traccia dell’album. Seguono quindi “Psychotic” e infine “Satanic”, che poco aggiungono alle coordinate generali, pur mantenendo una discreta qualità; difficile trovare una progressione diretta dal primo all’ultimo di questi diversi stati di disagio (o follia, stando al titolo), ma quel che è certo che la band francese sa immergerci in un’atmosfera malata e violenta estremamente efficace. Magari scarsamente digeribile sulla distanza, ma meritevole di attenzione e di più di un ascolto.