6.5
- Band: CULTED
- Durata: 01:03:50
- Disponibile dal: 26/02/2021
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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Partiamo dagli elementi certi: il ritorno dei Culted non è certo un album brutto o privo di idee. Il problema è che queste ultime sono forse troppe ed estremamente diluite in una sequenza di brani spesso estenuanti, con il risultato che il potenziale disco della svolta per questo combo internazionale si affossa in un eccessivo slancio espressivo.
Salta subito all’occhio, fin dai primi brani, come Daniel Jansson e i suoi lontani sodali amplino ulteriormente, con “Nous”, i loro orizzonti musicali; sul consolidato tessuto blackened death si innestano cadenze e percezioni smaccatamente doom, che guardano tanto agli albori del genere in certi rallentamenti sulfurei, quanto alle marce derive contemporanee. Brani come “Lifers” e “Black Bird” trasudano anche miasmi industriali, di quelli più neri e soffocanti, una sorta di versione dall’oltretomba dei Godflesh più dilatati. E, in tutto questo, le restanti tracce procedono dignitosamente sul percorso ossianico del passato, lanciando comunque sprazzi di questi nuovi elementi qua e là. Purtroppo alcuni brani risultano oggettivamente stridenti o troppo lunghi; nel momento in cui arrivano a ottimizzare il loro approccio ai brani più evocativi, anche in termini di minutaggio (“One Last Smoke”, “Opiate The Hounds”), i Culted si perdono ancora un po’ troppo per strada nel tentativo di sintetizzare efficacemente istanze lontane, provando a unire bei momenti acustici, sussurri, sfuriate e invocazioni ad ogni costo.
Si conferma una sufficienza piena, per loro, accompagnata a un sincero senso di apprezzamento per i tentativi di rivoluzionare un po’ il proprio sound; serve però un ulteriore passo convinto verso una direzione chiara e un po’ più omogenea.