CULTED – Oblique to All Paths

Pubblicato il 28/01/2014 da
voto
7.5
  • Band: CULTED
  • Durata: 01:02:06
  • Disponibile dal: 21/01/2014
  • Etichetta:
  • Relapse Records
  • Distributore: Audioglobe

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Dopo aver fatto vari centri nel 2013, un’inarrestabile e nuovamente scalpitante Relapse Records inizia l’anno in pompa magna e all’insegna del miglior doom, licenziando una doppietta niente male con il nuovo album degli Indian, e questo secondo capitolo della cult doom band svedese-canadese Culted, che giunge ben cinque anni dopo il pregevole debutto “Below the Thunders of the Upper Deep” (sebbene nel mezzo troviamo l’EP “Of Death and Ritual”), uscito sempre su Relapse nel 2009. Il tratto saliente dei Culted è che sono una band virtuale, ovvero nata tramite internet, e i loro album prendono forma tramite lo sharing di demo online da parte dei membri della band, la maggior parte dei quali vivono in Canada, mentre il cantante-noisemaker Daniel Jansson risiede in Svezia senza aver mai conosciuto di persona i suoi “compagni” di band. Fatte queste doverose premesse, appare ovvio come i Culted siano un band altamente radicata in un manierismo tanto patologico quanto necessario, e come la loro musica sia il frutto di una contingenza logistica che ne ha reso l’impianto sonoro tutto altamente volatile e ambiguo. Il doom metal dei Nostri è di quanto più mortifero ma ricercato allo stesso tempo si possa immaginare e pesca direttamente dalla scuola inglese, dai fasti prog degli Esoteric, dai retaggi onirici e introversi degli Indesinence, e dall’ecatombe surrealista dei Pantheist. La proposta si muove in lidi avantgarde dominati da una complessità quasi aurea e scava in profondità, molto in profondità, andando a rivangare gli antichi retaggi funeral dal taglio gotico degli Evoken e qualche malsana contaminazione death che era tipica dei Winter e dei Disembowelment, tratti che si rifanno vivi nei Culted tramite assoli di chitarra obliqui e raggelanti che rimandano direttamente ai due alfieri del death-doom appena menzionati. In tutto ciò si inseriscono altre due componenti essenziali al sound particolarissimo dei Nostri, ovvero le innegabili inclinazioni a contaminare il tutto con costanti sferzate di black metal fetido e malsano e a rinvigorire tutto il proprio impianto avanguardistico con ampissimi squarci elettronici e grazie ad una indole noise e industrial che a tratti va così oltre da prendere in mano in tutto e per tutto le redini delle canzoni in svariate occasioni, per traghettarle da contorte architetture ultra-heavy degne dei Kanhate in surreali radure ambient-noise. Su tutto ciò si stagliano con fare quasi cinematografico le voci elaboratissime ed estremamente teatrali di Jansson, sorta di Attila Csihar del doom occulto, che grazie alla sua performance dominata dal multitraccia vocale e ampi inserti di vocoder ha come donato alla musica dei Culted una dimensione ulteriore di profondità e straniante pazzia. Vige in questa musica un regime di perenne astrazione e volatilità data la personalità e l’ecclettismo messo in campo dalla band, e questo spesso porta le canzoni a divagare in gorghi di astrazione interminabili che rendono il lavoro a tratto troppo volatile e intelligibile e come privo di una reale compiutezza. Ma il dato di fatto rimane che ci troviamo davanti ad uno dei lavori più personali e intriganti in ambito extreme-doom che ci sia capitato di sentire da mesi a questa parte.

TRACKLIST

  1. Brooding Hex
  2. Illuminati
  3. Intoxicant Immuration
  4. March of the Wolves
  5. Distortion of the Nature of Mankind
  6. Transmittal
  7. Jeremiad
2 commenti
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