7.0
- Band: CULTØ
- Durata: 00:41:24
- Disponibile dal: 27/10/2022
- Etichetta:
- Time To Kill Records
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Piombano come fulmine a ciel sereno – in realtà presentatisi al pubblico nostrano ed internazionale qualche mese fa – i lombardi CultØ, quintetto di media gioventù che esordisce piuttosto brillantemente con un disco di valore, seppur poco innovativo, e di qualità più che discreta, il qui recensito “Of The Sun”.
Ben impattante dal punto di vista grafico-artistico grazie ad una copertina davvero ottima, e dotato di un concept lirico originale ed interessante (la presa di coscienza di un artista delle proprie capacità creative, esposta sotto forma di una stella che, in seguito ad un brillamento, si scopre capace di plasmare il proprio ed altrui destino sia in meglio che in peggio), il debutto dei Nostri rientra a tutti gli effetti sotto l’egida del death metal melodico, sebbene la musica dei CultØ sia lontana da esempi quali vecchi In Flames e Dark Tranquillity; ne troviamo echi nel diffuso utilizzo della doppia o tripla chitarra a proporre partiture diverse, mentre va invece a posizionarsi molto vicina a qualcosa di più moderno, estremo e allo stesso tempo trasversale. Lungo tutto l’arco temporale del lavoro – e non sappiamo dirvi con precisione se sia un appunto negativo o positivo – si riconoscono molteplici entità musicali: si va dai Septicflesh agli Asphyx, dagli Amon Amarth agli Heaven Shall Burn, dai Carcass ai Night In Gales, per un compendio stilistico che risulta di volta in volta superepico, marziale, sparato a mille, complesso e dinamico. In una sola parola, variegato.
Una produzione potentissima e capace di far risaltare ogni singola interazione fra gli strumenti e la roboante vocalità di Dave (sempre growl o scream, mai pulita), aiuta molto l’apprezzamento di “Of The Sun”, il cui difetto principale, per il quale si fa fatica a gridare al miracolo, è la profondità, intesa come capacità di una musica di perdurare nel tempo nelle orecchie del sempre più vorace e frenetico ascoltatore d’oggigiorno. Tale lavoro è e resterà sempre un piacevolissimo passatempo di quaranta minuti e poco più ma, per aumentare il loro peso specifico in futuro, i CultØ dovranno per forza lavorare di personalità e ingegno, in modo da marchiare il proprio sound con più convinzione.
Analizzando brevemente la tracklist, non c’è una traccia che si possa definire brutta o tantomeno ‘filler’. I nove episodi scorrono via fluidi e avvincenti, con l’assalto all’arma bianca (ottimi il drumming di Panta e i riff assassini di Ema e John Pino Lisi) che si fa preferire ai rallentamenti o ai momenti più groovy, durante i quali la band dà l’impressione di essere ancora un po’ farraginosa. Basti in tal senso mettere a confronto la presa di una combo quale “Experiment 1″/”The Desert Of Shadows”, con la prima troppo lunga ed elaborata nella rincorsa a dei Septicflesh irraggiungibili, e la seconda che ricorda da vicino il soffocante groovy degli Asphyx meno marci, con quella dell’accoppiata al fulmicotone composta dalle rapidissime e violente “Excrete” e “Void”, nelle quali, soprattutto in quest’ultima, i bpm si alzano vorticosamente. E se l’approccio thrashy di “Darkness Leads To Light” è la mezza sorpresa del disco che squarcia per bene la sua parte terminale, il singolo “Flare” e l’eccezionale “Frost” si ergono a brani migliori di “Of The Sun”, con il loro incedere epico-melodico in pieno fervore parossistico à la Heaven Shall Burn.
Un buon inizio, dunque, per i CultØ, a cui si torna a chiedere di mantenere alto il livello di professionalità e capacità compositive mostrate in “Of The Sun”, unendoli però ad una ricerca comune e individuale che porti ad una maggiore riconoscibilità.