7.0
- Band: CURSE ALL KINGS
- Durata: 00:42:00
- Disponibile dal: 08/03/2024
- Etichetta:
- Breathsunboneblood
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Riposti gli archi, l’organo e le atmosfere gotiche di “Inversion”, il prolifico B.S.s. torna con “Feral Earth” alle origini del suo progetto dark ambient Curse All Kings e all’esplorazione dei meandri più selvaggi della natura. L’artwork e il titolo scelti per questo terzo full-length sono già dei chiari indicatori di questa scelta, che si manifesta però in un discorso più articolato e profondo di quanto proposto quattro anni fa.
Nel frattempo, Curse All Kings si è aperto a varie collaborazioni, per lo più con artisti ad esso musicalmente molto affini (non a caso, sono in parte membri della famiglia Breath Sun Bone Blood, di cui B.S.s. è co-fondatore): da Edie, già suo partner nei Common Eider, King Eider, ai fautori di Kluizeaner, Lavvra, Hagiophobic, Gates e Sutek Hexen. Forse anche per questo, “Feral Earth” risulta più ‘tridimensionale’ e meno prevedibile di “Negation”, pur riprendendone gli stilemi fondamentali.
In questo lavoro, la dimensione primitiva del mondo e dell’essere umano viene esposta attraverso un lavoro di scarnificazione, che ne porta alla luce due forme essenziali: una spirituale, che sembra dilatarsi oltre il tempo e lo spazio; e una animalesca, brutale, spietata. La prima si manifesta in evanescenti dilatazioni drone e ambient dalle suggestioni paganeggianti – un po’ come se gli Heilung provassero a fare i Raison D’être, o viceversa. La seconda, invece, si esprime attraverso le sferzate di un black metal crudo e diretto, contaminato quanto basta per agganciarsi in modo coerente ai toni per lo più eterei e trasognati dell’album. Il risultato è un disco molto minimale, cui è stato sottratto quasi tutto tranne l’atmosfera.
Proprio in questo ‘tranne’ potrebbe annidarsi il nocciolo di tutto il lavoro, nei suoi pregi e nei suoi difetti. Da un lato c’è il fascino della musica creata per estrema sottrazione, che chiede all’ascoltatore di lasciarsi andare e costruire a livello immaginativo ed emozionale ciò che è soltanto suggerito. Dall’altra, si ha a volte l’impressione che sia stato tolto anche troppo, e che in più di qualche passaggio la distanza da certi prodotti dark ambient ‘di contorno’ si faccia pericolosamente sottile. Questo vale soprattutto per pezzi come “Feral Spirits Rise!” o “As Earth Holds You”: minuti e minuti di synth e rantoli ferini che, per quanto suggestivi, lasciano un po’ il tempo che trovano.
Ciò che conferisce a “Feral Earth” un tocco in più, è la finezza di fondo che emerge più chiaramente in altri episodi dell’album. Come nell’opener “As the Spirits Watch Over Us, We Reciprocate”, oscuro incantesimo che sembra guidare l’ascoltatore fino al luogo nascosto in cui i Curse All Kings consumano i loro rituali. O come su “Ünmaal”, in cui enigmatici campanelli tintinnano come voci stregate in una foschia rarefatta. Il mood visionario dell’album è infranto, come anticipato, da brevi incursioni black metal: la prima su “Wounds Of Land And Body” (singolo efficace, ma poco rappresentativo del disco nel suo complesso), la seconda, più labile, in coda alla conclusiva “The Veil Between the Forest and Glade”.
Al netto di tutte le considerazioni, “Feral Earth” è senz’altro un ascolto piacevole, sia per chi già frequenta il genere, che per chi vuole solo lasciarsi naufragare per quaranta minuti in una dimensione altra, ma a suo modo familiare.