• Band: CURSE OF KHATRU
• Durata: 00:40:00
• Disponibile dal: 14/03/2025
• Etichetta:
• F.D.A. Records

I Curse Of Khatru debuttano sulla scena death metal con un omonimo full-length pubblicato dalla FDA Records, etichetta tedesca nota soprattutto per il suo impegno nella promozione di band dal taglio old school. Il gruppo, apparentemente spuntato dal nulla, decide di saltare la fase demo e degli EP per presentarsi direttamente con un album completo, una scelta ambiziosa e che pone subito delle aspettative.
Musicalmente, la band teutonica si muove su coordinate ben definite, attingendo a piene mani dal death metal europeo dei primi anni Novanta. La matrice svedese è evidente, con influenze che spaziano dai primi Edge Of Sanity ai Desultory, prediligendo dunque quella corrente più melodica e ‘alternativa’ che caratterizzò parte della scena scandinava in competizione con il circuito di Stoccolma di quegli anni. A rendere il tutto un pochino più variegato, i Curse Of Khatru inseriscono poi alcuni frangenti all’insegna di un death-doom in grado di evocare alla lontana i primi Paradise Lost e, in parte, i Cemetary dell’esordio “An Evil Shade of Grey”, sebbene senza raggiungere la stessa profondità di linguaggio.
Tutto sommato, l’album mostra il suo lato migliore quando la band opta per trame dalle melodie più pronunciate, in cui le chitarre cercano di andare alla ricerca di una commistione tra aggressività e introspezione. In questi casi, fanno una bella figura anche gli assoli, che appaiono curati e disinvolti.
Quando invece si tratta di proporre brani arrembanti, più in linea con il classico swedish death metal, l’effetto è meno incisivo: pur non mancando di competenza esecutiva, la sensazione è che la band non riesca a emergere in un panorama già ampiamente esplorato e saturo di proposte simili.
Il principale punto debole dell’album risiede probabilmente nella sua durata eccessiva rispetto alle idee messe in campo. La tracklist, benché coerente nello stile, risulta dispersiva e alla lunga fatica a mantenere alta l’attenzione. Forse un approccio più mirato, come il rilascio iniziale di un demo o di un EP, avrebbe permesso al terzetto di affinare il proprio songwriting prima di affrontare la realizzazione di un full-length.
Nonostante ciò, pezzi come “Grotesque Enigma”, “To Fill a Void” e “Cut” si distinguono per una scrittura più ispirata e una maggiore efficacia nel combinare melodia e impatto. Questi brani lasciano intravedere un potenziale che potrebbe emergere con maggiore maturazione e rifinitura nei lavori futuri.
Si può quindi vedere il debutto dei Curse Of Khatru come un’opera con alcuni buoni spunti, ma ancora acerba nella gestione complessiva. Se da un lato la formazione dimostra di avere le giuste influenze e una discreta padronanza stilistica, dall’altro deve ancora trovare una propria identità distintiva e un equilibrio tra i diversi elementi che caratterizzano la proposta musicale.
Un esordio dignitoso, ma che lascia spazio a miglioramenti in vista di un eventuale secondo capitolo.