7.0
- Band: CWEALM
- Durata: 00:41:07
- Disponibile dal: 27/09/2016
- Etichetta:
- Dusktone
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Il fatto che gli Cwealm provengano dalla Svezia non è certo un caso, visto lo stretto legame che il progetto possiede con il glorioso passato estremo di questo paese. Dawn, Unanimated e Lord Belial sono solo alcuni dei nomi che hanno forgiato un vero e proprio stile nel loro approccio al black metal, certo melodico ed atmosferico, ma non per questo mancante in termini di malvagità ed efferratezza, caratteristica essenziale che viene coscientemente reinterpretata da Astraeus, unico membro all’interno degli Cwealm occupatosi della scrittura di tutto il materiale presente in “Ode To No Hereafter”. Per il giovane musicista svedese, il passato sembra essere più vivo che mai, vista l’estrema dedizione con cui ha forgiato le nove tracce dell’album, dotate di una verve compositiva vivida e fantasiosa che ben impressiona sin dalle prime battute. “Pale Maleficience” e “Wither, Tainted Crown” mettono subito in mostra la complessità degli intrecci chitarristici che scandiscono gran parte delle canzoni, espressivi nei momenti di quiete e taglienti nelle frequenti tirate che velocizzano improvvisamente il ritmo delle composizioni. Anche la base ritmica, seppur meno curata, svolge sufficientemente il suo dovere ed inspessisce quando necessario la pesantezza del suono. A marcare i tratti più personali del progetto però, sono soprattutto gli episodi successivi, dove si sperimenta con strumenti, voci corali e stacchi acustici parzialmente originali, senza perdere l’alone stringente posseduto dall’album e variegando la metrica abbastanza omogenea delle canzoni. Le atmosfere glaciali e morbose dei Dissection rivivono con passione tra le note di “Niddhugs Hymn” e del suo afflato malefico, mentre più sinuoso e penetrante è lo svolgersi di “Black Gall (Poisoned Arrows)”, segnate dalla dinamica prestazione alla batteria del valente Jocke Wallgren, attualmente in forze agli Amon Amarth ed unico membro esterno presente nella registrazione, nonché elemento fondamentale nel rendere sempre interessante e coinvolgente il ritmo della musica. E’ effettivamente strano trovarsi di fronte ad un’idea del passato vissuta in maniera così vivida e credibile in questo periodo, ma non lasciandosi influenzare da questo, possiamo affermare senza problemi che “Ode To No Hereafter”, per quanto indelebilmente affascinato da una corrente musicale al momento poco attiva, si difende egregiamente dall’etichetta di mero ricalcatore a favore di un’inventiva comunque vibrante. Forse venti anni fa avremmo avuto un nuovo capolavoro da aggiungere alla nostra discografia: oggi, invece, possiamo guardare con la dovuta soddisfazione a quanto messo in mostra da questa nuova, agguerrita creatura dell’underground.