8.0
- Band: CYNIC
- Durata: 00:23:01
- Disponibile dal: 11/11/2011
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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“Focus” sarebbe dovuto rimanere un atto unico nella discografia dei Cynic? Probabilmente sì, ma solo per aumentarne l’aura mitica che lo ha ammantato negli anni. Se però consideriamo ciò che i ragazzi hanno fatto dopo la reunion, ovverosia “Traced In Air” ed il qui presente “Carbon-Based Anatomy” (ai fini della recensione non consideriamo l’esperimento di “Re-Traced”) non possiamo che essere felici del fatto che Reinert e Masvidal abbiano deciso di continuare la propria ricerca musicale. “Focus” probabilmente rimarrà comunque un unicum, dato che la piega presa dalla band nel corso degli anni si distacca parzialmente dal passato, fino a liberarsene definitivamente in questo lavoro, piccola perla preziosissima dentro al quale la componente squisitamente heavy è ridotta ai minimi termini ed il death è completamente sparito. Persino gli elementi fusion, tanto cari ai ragazzi, sono usati con estrema parsimonia ed escono principalmente dalla magica chitarra di Paul Masvidal. Il resto dell’EP è formato da un ibrido estremamente intelligente di rock progressivo, post rock crepuscolare e melodie assolutamente lontane dalla banalità. Le strutture dei brani sono piuttosto semplici e lineari, anche se le parti strumentali denotano una maestria quasi unica, completamente asservita alla forma canzone. Le coordinate espressive proprie del progressive vengono ampiamente a galla nella title track e in “Box Up My Bones”, dove è impossibile non innamorarsi delle variabili messe insieme da Reinert dietro le pelli, autore di una performance superba. In “Elves Beam Out” vengono alla luce rimandi più metallici, sempre inseriti in un contesto progressivo; molto interessante il lavoro di tastiera ad opera dello stesso Reinert, che esula decisamente dai canoni del genere per andare ad esplorare sonorità care ad un certo Kevin Moore solista. A chiudere il lavoro, l’affascinante “Hieroglyph”, outro ambientale di indubbia caratura. Insomma, i Cynic già da tempo avevano rinunciato all’aspetto estremo della loro proposta, facendo storcere il naso un po’ a tutti; “Carbon-Based Anatomy” però è talmente bello, talmente fascinoso da non farci rimpiangere il passato della band. Questa alternanza di Porcupine Tree, Paathos, Anathema, Radiohead e Pelican, la voce sublime di Amy Correia (unita a quella di un Masvidal a tratti da rivedere), la complessità messa al servizio della semplicità ed un amore per la musica che pare non avere confini fanno sì che, anche nella loro nuova veste, i Cynic restino dei veri e propri fuoriclasse. Con buona pace del popolino metallaro.