8.0
- Band: CYNIC
- Durata: 00:34:00
- Disponibile dal: /11/2008
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
I Cynic tornano dopo quindici anni con un nuovo album e lo fanno in grande stile. Non ci rifilano un “Focus Part II”, ma ne propongono la naturale evoluzione riuscendo a catturare il fascino e il feeling che hanno fatto di quell’album un punto cardine del movimento death-progressive. Presenti all’appello tre quarti della lineup originale: Paul Masvidal alla chitarra e clean vocals, Sean Malone al basso, Sean Reinert alla batteria; il nuovo arrivato Tymon Kruidenier sostituisce Jason Gobel alla chitarra e Masvidal alle parti in growl. Si parte con “Nunc Fluens” e da subito appaiono chiari gli elementi chiave del nuovo album: il drumming fantasioso ed ispirato di Reinert, gli stupendi intrecci chitarristici e l’emotività delle parti vocali di Masvidal. Meno abusato rispetto al passato l’utilizzo del vocoder, e anche le parti in growl assumono un ruolo secondario rispetto alla predominanza delle clean vocals: lasciata da parte la vena death degli esordi, il gruppo si affida al cantato sognante ed ispirato di Masvidal che assume il ruolo di protagonista. Le parti chitarristiche che hanno reso famoso “Focus” sono sempre presenti, ma sembra che il gruppo abbia votato questo secondo capitolo ad una maggiore immediatezza (che non coincide con scontatezza) e a permeare l’intero lavoro di un alone mistico che coinvolge l’ascoltatore dalla prima all’ultima traccia; inutile parlare di singole canzoni: è proprio la compattezza e la continuità delle composizioni a farla da padrona e i break, insieme alle parti soliste, riescono a valorizzare ancora di più l’elevata ricercatezza degli episodi contenuti nel disco. Ottima anche la produzione, ben bilanciata tra parti vocali e strumentali: come “Focus”, anche “Traced In Air” è un lavoro complesso e richiede più ascolti per essere assimilato e compreso nella sua totalità.Ovviamente non è tutto oro quel che luccica: Malone, pur supportando degnamente la sezione ritmica, non appare protagonista come in tutti i progetti a cui ha partecipato (Aghora, Gordian Knot), mentre le parti in growl di Kruidenier non convincono appieno. Forse i più resteranno delusi dall’abbandono della componente death o dall’abbondanza delle parti melodiche e delle clean vocals, ma sinceramente: chi non si aspettava un’evoluzione da un gruppo come i Cynic? Purtroppo, con la sognante “Nunc Stans”, i Cynic si congedano dopo soli 34 minuti: resta un po’ di amaro in bocca per la breve durata, ma la qualità del materiale sopperisce ad essa in maniera egregia. Per ora non abbiamo altro da dire se non sperare in un terzo album! PROMOSSI!