7.5
- Band: DAGOBA
- Durata: 00:47:56
- Disponibile dal: 25/08/2017
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
Spotify:
Apple Music:
I francesi Dagoba arrivano al settimo full-length album della loro carriera approdando, in contemporanea, alla gloriosa Century Media, etichetta che può garantire loro il giusto supporto promozionale, come avvenne con la Season Of Mist all’epoca della loro uscita dall’underground più profondo, grazie al buon successo di lavori quali “What Hell Is About” e “Face The Colossus” (rispettivamente 2006 e 2008). Dopo altri tre album validi ma che non hanno permesso al combo marsigliese di esplodere definitivamente a livello commerciale e sotto l’aspetto del gradimento dei fan, se non quelli autoctoni, con questo nuovo “Black Nova” i Nostri piantano un altro buon tassello nella loro discografia, dando seguito a quanto di notevole proposto in “Tales Of The Black Dawn”. L’unico difetto della band francese, al solito, è quello di non convincere mai appieno, vuoi per la stolida ripetitività di songwriting lungo la loro storia, vuoi per il connubio ormai abusato di sonorità moderne e brutali abbinate a tentativi di commercializzazione un po’ forzati ed esagerati, leggasi l’uso di chorus epici puliti fin troppo ridondanti e di invasivi innesti elettronici. Quest’anno i Dagoba compiono vent’anni, una buona età per un gruppo della loro caratura, eppure non sono assolutamente da considerare come una band ‘old-style’; difatti, l’uso che il vocalist/chitarrista Shawter, ormai rimasto unico membro originale della formazione, fa dell’elettronica è quanto mai al passo coi tempi, mai come prima di “Black Nova” prepotente, significativo e imbevuto di loop dubstep futuristici. E’ proprio l’arrangiamento di queste sezioni a rappresentare l’animo ancora sperimentale ed innovativo rimasto nei Dagoba: brani quali “Fire Dies” o la conclusiva “Vantablack”, dove le keyboards e i synth sono modulati in stampo classico-sinfonico, danno conferma della cura dei dettagli tanto cara a Shawter. Non si può negare la capacità compositiva di quest’ultimo, infatti, e l’effettivo appeal di quasi tutte le tracce contenute in questo lavoro; resta sempre, però, una latente freddezza di fondo che appiattisce un po’ il tutto e lo conforma solo a normali standard di qualità. Eppure, nonostante le nostre perplessità ivi esplicate, la produzione bombastica, la batteria devastante del nuovo drummer Nicolas Bastos – sostituto dello storico e istrionico Franky Costanza – il riffing sempre sul pezzo di JL Ducroiset e dello stesso Shawter, a tratti esaltante…tutte queste peculiarità, ebbene, permettono a “Black Nova” di ottenere una votazione davvero valida e di donarsi in pasto al pubblico quale, probabilmente, il platter meglio concepito dalla band da “Face The Colossus” in avanti. Più che il singolo-con-video “Inner Sun”, vagamente deludente, quindi, ascoltate bene la mazzata “The Legacy Of Ares”, la brutal-danzante epopea di “Stone Ocean” oppure le meravigliose melodie di “Phoenix Et Corvus”, dove un gran bell’assolo si fa strada con sorpresa e dove finalmente si erge imperioso un ritornello magnifico. I Dagoba, con tutta probabilità, non andranno mai oltre un determinato livello di qualità, ma certo è che anche con questo disco forniscono piacevoli minuti di musica accattivante.