7.0
- Band: DAGOBA
- Durata: 00:40:43
- Disponibile dal: 14/06/2024
- Etichetta:
- Verycords
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E’ con incolpevole ritardo che arriviamo a recensire il nuovo disco dei francesi Dagoba, promessa fulgida e luminosa, ma mai mantenuta, di un certo modo di intendere il metallo moderno al di là delle Alpi. Nell’anno in cui i Gojira si sdoganano all’universo extra metallo esibendosi in mondovisione durante la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024, questi fratelli spuri, quasi malvoluti, esitano a mettere fuori il muso dalla terra natia, promuovendo il loro nono full-length album con assoluta calma e basso, bassissimo profilo.
“Different Breed” è il titolo della nuova opera e, come uso dei Dagoba, il cover artwork è particolarmente d’impatto, mettente in mostra un possente e minaccioso minotauro: le ultime due prove in studio, il recente “By Night” (2022) ed il pre-Covidiano “Black Nova” (2017), avevano posto in evidenza l’evoluzione del combo marsigliese in direzione di un modern metal molto contaminato dall’elettronica, a tratti disseminato di arrangiamenti dubstep un po’ troppo fuori luogo. Evidentemente il responso di pubblico e critica non deve essere molto piaciuto a Shawter e compagni, difatti “Different Breed” prende le distanze dalla coppia di lavori citati in precedenza recuperando le sonorità, sì moderne ma meno impastate di synth e tastiere, che ritrovavamo sul buono “Tales Of The Black Dawn”, ormai edito quasi dieci anni fa.
Niente di particolarmente nuovo, dunque, per il quartetto, che torna ad attestarsi in quel limbo di ripetitività e ‘compitino fatto’ da cui sembra non riuscire proprio a venire fuori. Come spesso è accaduto nella carriera e nella storia dei Dagoba, la formalità dei loro comunque buoni dischi – ad eccezione forse del solo “What Hell Is About”, vero e proprio capolavoro degli albori – non riesce ad evocare e/o raggiungere picchi qualitativi esaltanti e duraturi, lasciando all’amaro scorrere del tempo il potere di giudicare riusciti o meno i loro sforzi. Anche in questo “Different Breed” troviamo le caratteristiche che contraddistinguono la band da tanto tempo a questa parte, ovvero la produzione devastante e bombastica, l’uso versatile della voce di Shawter, tutto sommato piacevole anche nei ritornelli puliti quando spuntano qua e là, un rifframa massiccio, poco attaccabile e da spaccarsi il collo in parecchi frangenti, ed una batteria trascinante e devastante, in grado di condurre tutta la band su elevati binari di epicità e pathos. D’altra parte, escludendo le tre tracce strumentali (“Genes15”, “Léthé” e “Alpha”), forse un po’ troppe per un disco di quaranta minuti, i restanti otto episodi scorrono lisci e riusciti con discreta sufficienza, a cavallo tra death, groove, thrash metal, un pelo di industrial e quel tanto che basta di melodic black metal per riempire di furore parossistico le canzoni più orientate verso quel versante (“Phoenix Noir”, “Cerberus”).
La line-up che si è cementata attorno al cantante/chitarrista/samples Shawter è arrivata al secondo lavoro assieme, per cui Richard De Mello alla seconda chitarra, Kawa Koshigero al basso e Theo alla batteria possono mostrare affidabilità e precisione nel cesellare le trame dei Dagoba, che, come scritto, non pare ormai ambiscano a vette irraggiungibili di popolarità, accontentandosi di un barcamenarsi piuttosto umile tra i medi piani della scena transalpina. Quindi il consiglio finale è molto chiaro: non aspettatevi nulla d’eclatante dai francesi, in quanto anche le canzoni migliori del lotto – “Minotaur” e “At The End Of The Day” – vi sembreranno uguali ad altre canzoni del passato della band, in una sorta di dejà-vu ingombrante e lievemente fastidioso. Siccome però vi starete chiedendo come mai il voto qui sopra è un sette pieno, nonostante la sfiducia che traspare dalle parole usate in questo articolo, dobbiamo essere del tutto limpidi: prese una per una, ed estrapolate dalla conoscenza del gruppo e dal contesto globale del disco, le tracce di “Different Breed” fanno una buona figura e più di un sorriso riescono a strapparlo. Una band che sembra non attendere nulla dal futuro, mentre noi sicuramente attendiamo che il futuro per loro sia più roseo…