DAN SWANÖ – Moontower

Pubblicato il 12/10/2022 da
voto
8.5
  • Band: DAN SWANÖ
  • Durata: 00:43:44
  • Disponibile dal: 25/01/1999
  • Etichetta:
  • Black Mark

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Edge Of Sanity, Nightingale, Pan.Thy.Monium, Katatonia, Bloodbath: questi sono solo alcuni dei gruppi con il quale Dan Swanö ha collaborato in qualità di artista. Un personaggio totalmente dedito al mondo delle sette note – tanto che per anni il suo lavoro principale è stato quello di commesso in un negozio di musica – che con le sue opere ha saputo risultare fondamentale sia nell’underground death metal, sia in quello progressive rock.
Per assurdo, però, uno degli album meno conosciuti della sua discografia è la sua unica testimonianza da solista (se si escludono due cover di The Sisters of Mercy e Black Sabbath): “Moontower”, pubblicato nel 1998, vede il musicista svedese cimentarsi con tutti gli strumenti e potremmo definirlo una summa delle sue principali passioni musicali, tanto che egli stesso per descriverlo ha usato la frase: “Come se i Rush avessero suonato death metal negli anni Settanta“. E ciò ci dà un’idea precisa del contenuto di questo lavoro, che sembra realmente equidistante da un progressive mai troppo complicato, ma avvolgente e dai toni accesi, ed il death metal di cui l’autore è maestro indiscusso, presente soprattutto nella voce in growl. Le tastiere assurgono spesso ad un ruolo da protagonista, in primo piano rispetto alle chitarre, in un groviglio musicale che suona come se fosse un prodotto di cinquant’anni orsono, grazie anche ad una produzione volutamente vecchio stile. I brani sono tutti di qualità alta, anche se forse, unico difetto, non c’è una canzone memorabile che svetti sopra le altre, bensì un unico blocco diviso in otto episodi che vanno sostanzialmente nella stessa direzione, privilegiando l’aspetto emotivo piuttosto che perdersi in quei passaggi eccessivamente tecnici che spesso appesantiscono opere di questo genere. “Sun of the Night”, posta in apertura, è già chiamata a settare il mood di tutto il disco e possiamo dire che contiene tutto ciò che sarà riproposto in seguito: i sintetizzatori come introduzione, le chitarre acustiche, ma soprattutto il finale, in cui un pianoforte duetta con una sei corde in lontananza. La successiva “Patchworks” è più diretta e dinamica, in un certo senso più death metal dall’inizio alla fine ed anche l’ugola di Dan risulta abrasiva e potente come si conviene. Il viaggio continua con “Uncreation”, il pezzo più ‘facile’, con alcuni assoli di chitarra molto melodici ed un ritornello ripetuto che ci si ricorda già dal primo ascolto. “Add Reality” è, invece, un brano più strutturato che, nella parte iniziale, può ricordare qualcosa degli Amorphis nel loro periodo più settantiano e, dopo un break di piano, vede la comparsa della prima voce pulita del disco, in un finale vicino agli Opeth  acustici. Che Swanö abbia collaborato più volte con Åkerfeldt è evidente anche dal pezzo successivo, “Creating Illusions”, che coniuga progressive e death metal in un modo simile a “Ghost Reveries”, ossia con un deciso sguardo al passato. “The Big Sleep” gioca sui contrasti tra le pompose tastiere, ancora una volta in primo piano, ed una voce veramente aggressiva. Con “Encounterparts” abbiamo il primo ed unico strumentale, ed anche i primi evidenti tecnicismi, in equilibrio tra le raffinatezze dei Cynic e le cavalcate dei Dream Theater. La conclusiva “In Empty Phrases” è, dovendo scegliere in un lavoro in cui la qualità è molto omogenea, il pezzo da novanta: riff e sintetizzatori danno luogo a sei minuti che possono essere accostati ai primi Katatonia, suonati con uno spirito prog che però ne riduce la grevità.
Come si sarà capito, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a musica scritta soprattutto di pancia e c’è un motivo ben preciso per cui questi pezzi suonano così umorali: “Moontower” è stato concepito dopo che Swanö ebbe lasciato gli Edge Of Sanity nel 1997, il gruppo che aveva creato, in seguito all’uscita di “Infernal” (la band si scioglierà poi nel 1999, per essere riformata dallo stesso Dan nel 2003 con lo scopo di pubblicare “Crimson II”) e, a quanto si sa,  ciò fu dovuto a differenze di opinioni con gli altri membri, sostenuti dall’etichetta a cui erano legati; tale situazione condusse l’artista verso uno stato di rabbia (“I close my eyes and I await the vengeance soon to come” da “Sun Of The Night”) e depressione (“Here I am in my chamber, in my room full of words” da “In Empty Phrases”) che sfociò in questo disco, come se avesse voluto mettere in musica tutte le emozioni che stava vivendo. Un lavoro che è nato in circostanze particolari e che, probabilmente, per questa ragione, sarà irripetibile, o perlomeno lo è stato fino ad ora, ma fortemente consigliato, indifferentemente agli appassionati di prog e a quelli di death metal. Non l’album più bello a cui questo personaggio geniale ed unico abbia lavorato nella sua lunga carriera – per questo bisogna guardare in altre direzioni – ma di sicuro quello più personale e sentito.

TRACKLIST

  1. Sun Of The Night
  2. Patchworks
  3. Uncreation
  4. Add Reality
  5. Creating Illusions
  6. The Big Sleep
  7. Encounterparts
  8. In Empty Phrases
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