6.5
- Band: DANZIG
- Durata: 01:55:03
- Disponibile dal: //2007
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
Il buon Glenn Danzig è senza dubbio una delle poche icone della musica oscura e probabilmente, grazie al suo viso corrucciato, alla sua espressione cupa ed al suo fisico palestrato, è anche quella più riconoscibile anche al di fuori dei confini del rock. Naturalmente i meriti del singer vanno al di là dell’iconografia ed affondano le proprie radici nel passato di Glenn, nella sua militanza in band storiche quali Misfits e Samhain. Da queste esperienze poi si è avviata una carriera solista che, partita benissimo, col tempo è andata qualitativamente in calando, senza mai comunque raggiungere baratri troppo profondi. Dopo all’incirca vent’anni quindi, alla Afm hanno pensato bene di editare questa compilation che ha molteplici motivi di interesse. Innanzitutto, come già risulterà chiaro dal titolo, questo non è un best of ma una ricerca di perle nascoste che, per un motivo o per un altro, non sono state mai pubblicate o sono state relegate in uscite minori e b-sides. Secondariamente, il materiale qui contenuto è di fattura piuttosto buona ed in certi casi non ci si spiega come sia potuto essere escluso dai lavori ufficiali. Terzo punto a favore, per gli estimatori vi sono numerose chicche dell’Evil Elvis, non ultime le cover dei T-Rex, dei Germs e di David Bowie. Venendo al dunque ed essendo impossibile descrivere tutte le tracce, basti ricordare gli highlight: la facilona “Pain Is Like An Animal”, song dei Samhain che non ha trovato posto sull’esordio del nostro; “Angel Of The 7th Dawn”, esclusa de luxe dal darkeggiante “Danzig II: Lucifuge”; “Buick McKane”, omaggio a Marc Bolan e ai suoi T-Rex; la versione acustica di “Come To Silver”, scritta in origine per il vocione roco di Johnny Cash e mai eseguita da quest’ultimo; la dark song “Warlock”, non terminata in tempo per l’uscita di “5- Blackacidevil”; “Bound By Blood”, delicata ed energica allo stesso tempo, sarebbe stata la perla di “Danzig 7:77 – I Luciferi”, dal quale è stata criminalmente estromessa; infine “Dying Seraph”, altra esclusa da “I Luciferi”, che rimanda al periodo più oscuro e doomy di Danzig, quello di “Danzig III: How The Gods Kill”. Come nei lavori ufficiali anche qui le cose migliori si attestano tra l’uscita di “Lucifuge” e quella di “Blackacidevil”, ma alcune perle recenti sono comunque presenti. Che dire? Il consiglio è di acquistare questa raccolta se si è già fan di Glenn, altrimenti resta d’obbligo acquistare i primi quattro album del nerboruto singer e metabolizzare prima quelli. Comunque va dato atto a “The Lost Tracks Of Danzig” di seguire più o meno le evoluzioni di un artista in maniera originale ed insolita, quindi gli euro spesi per il suo acquisto non sono buttati a vanvera. I fan sono avvertiti.