7.5
- Band: DARK AGE
- Durata: 00:40:48
- Disponibile dal: 15/04/2004
- Etichetta:
- Remedy Records
- Distributore: Frontiers
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Dopo svedesi e americani, a proporre un metal tirato d’avanguardia, ora arrivano pure i tedeschi. I Dark Age sono proprio un gran bel gruppo che mescola un thrash/death modernissimo a influssi di vario genere, sempre convincenti e ben inseriti nel contesto. Metal d’impatto, tecnico, dinamico, pesante quanto basta con raffinati ritornelli tutti giocati sulla melodia e sulla voce pulita che spezza l’egemonia di uno screaming bello corposo. L’alto livello della band è raggiunto non grazie alla presenza di diversi guest come Hedlund dei Tiamat, la cui presenza è tutto sommato trascurabile ed ininfluente, ma sono proprio i cinque ragazzi tedeschi a colpire nel segno. Tastiere relegate sempre in sottofondo ma utili nel costruire quell’atmosfera asettica e moderna su cui la musica dei Dark Age divampa. I ritornelli sono un punto forte della band, che è capace di costruirli in maniera esemplare e a volte emozionante: stavolta si è lontani dall’emulare il nu metal, non c’è niente di commerciale in “Dark Age”. La prima parte del cd è sensazionale grazie a brani ottimi come “Fix the Focus” o “Zero”. La seconda parte ha il merito di tenere il confronto con la straripante prima, in cui si dstingue “The Elegy Of A Forgotten Science”, brano abbastanza classico e stavolta senza clean vocal, e poi la cover di tributo a Ozzy. Da segnalare ancora i curiosi assoli di chitarra, alcuni dei quali sembrano più di impostazione heavy/rock che non propriamente tipici del metal estremo e violento. Un plauso va di certo al cantante, abile nel creare metriche veramente incastonate magnificamente all’interno della complicata rete musicale della band. “Pulse of minority” è un altro esempio delle indiscusse qualità di una band che deve più soffrire complessi di inferiorità nei confronti di band più note come Darkane e altri. Giunti oramai al quarto full length, questi tedeschi sembrano meritare tutto quello di buono che si è detto in questi anni sul loro conto. La produzione è ottima, ogni particolare è curato alla perfezione, e “Dark Age” è un album che sembra destinato a raccogliere ben più di qualche consenso di circostanza.