7.0
- Band: DARK AGE
- Durata: 00:46:05
- Disponibile dal: 22/02/2008
- Etichetta:
- Remedy Records
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I Dark Age sono una band tedesca proveniente da Amburgo, che con “Minus Exitus” giunge alla pubblicazione del suo quinto album. Lo stile è dedito ad un death melodico fortemente ispirato a Dark Tranquillity e Soilwork, ma non mancano diverse altre influenze. Nel loro sound, infatti, oltre ad una carica aggressiva, possono riscontrarsi diverse aperture melodiche e passaggi acustici, i quali a volte enfatizzano una sottile vena malinconica che di tanto in tanto fa capolino tra le tracce del disco. In tale ottica, appare veramente eccellente la prova del singer Freese, il quale alterna il classico cantato in growl con parti in chiaro, mescolando alla perfezione brutalità e melodia e riuscendo in entrambi i casi a sfoderare interpretazioni di grande intensità. Certo, va anche detto che non si riscontra per contro una particolare originalità e anche i riff appaiono talora abbastanza scontati. Ma non importa, perché a ciò i Dark Age riescono a sopperire con uno stile personale, un proprio sound, compatto e raffinato, in cui rivestono un ruolo importante le tastiere di Martin Reichert. Tali caratteristiche emergono già dai brani a cui viene affidata l’apertura del disco, vale a dire la titletrack, “Black September” e “Outside The Inside”: trattasi di pezzi abbastanza aggressivi ma con dei refrain molto melodici, dove viene alternato appunto l’utilizzo delle clean vocals e del cantato in growl. Altrettanto può dirsi per brani come “Exit Wounds” e “Cold”. “Life For Blood” è il pezzo che senza dubbio più di ogni altro ricorda i Dark Tranquillity, mentre “Seven” è una canzone alquanto veloce con bei cambi di tempo e che riesce a creare avvolgenti atmosfere. Molto affascinante “The Dying Art Of Recreation”, un brano concepito interamente dal chitarrista, che ci suona, salvo smentite, quasi come una sorta di omaggio ai Control Denied, con un sound molto moderno e persino qualche stacco prog. “No Way Home” rappresenta un po’ una sorpresa e si distingue maggiormente dal resto della tracklist, essendo completamente cantata in chiaro e parecchio lontana dagli stilemi propri del death: l’aspetto melodico e malinconico è qui notevolmente accentuato, traendo l’ispirazione di fondo da band come Katatonia e Paradise Lost. In chiusura, una traccia nascosta in coda alla splendida “The Echoes Discipline” contiene addirittura una cover di “October” degli U2, interpretata solo con voce e piano. In conclusione, “Minus Exitus” è un disco interessante, realizzato da una band ormai di esperienza e affiatata, che sarebbe senz’altro pronta a riscuotere i meritati consensi anche al di fuori dei confini tedeschi.