8.0
- Band: DARK AVENGER
- Durata: 00:54:51
- Disponibile dal: 24/06/2016
- Etichetta:
- Scarlet Records
- Distributore: Audioglobe
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“Tales Of Avalon: The Lament” è la seconda parte di un concept ispirato alla saga di Re Artù: la genesi di questo disco, tuttavia, è stata quanto mai travagliata e necessita che ci si soffermi un attimo su di essa. Il primo “Tales Of Avalon”, infatti, era stato pubblicato nel 2001: dopo un lungo periodo di stand-by, il cantante Mario Linhares riformava la band, che ultimava le registrazioni del nuovo disco nel 2011. Le premesse perchè venisse fuori un lavoro di qualità peraltro c’erano tutte, sia per la bontà dei brani, sia se si considera il fatto che la produzione era stata curata da Tito Falaschi, mentre il mixing ed il mastering sono stati affidati addirittura a Micheal Wagener (avete presente “Master Of Puppets” dei Metallica? Oppure “Slave To The Grind” degli Skid Row? Ma potremmo ancora citare le sue collaborazioni con Ozzy Osbourne, Accept, ecc.). Purtroppo, per questioni legali, l’uscita del disco veniva posticipata al 2013, ma anche dopo la sua pubblicazione di fatto l’album non ha trovato un’adeguata distribuzione al di fuori del Brasile, cosicchè è disponibile oggi in Europa solo grazie alle ristampe della Scarlet records. Nel frattempo, la band è andata avanti e ha visto vari cambi di line-up, oltre ad avere pubblicato un live album e un altro nuovo full-length. Parlando di “The Lament”, quindi, è come se parlassimo di una fotografia di quello che i Dark Avenger proponevano qualche anno fa. Ad ogni modo, ci fa piacere parlarne, perchè obiettivamente si tratta di un disco di valore, che merita di essere apprezzato, pur se un po’ in ritardo. Il combo brasiliano si rivela infatti davvero abile nel realizzare canzoni affascinanti, dotate di melodie accattivanti, atmosfere vagamente fiabesche, riff decisi e ritmi trascinanti. Potremmo descriverli come una sorta di ideale incontro tra Kamelot, Angra, Symphony X, Stratovarius, DGM, Savatage, Iron Maiden, Grave Digger, ma va dato atto alla band di aver saputo mescolare le proprie influenze in un mix proprio, personale, in grado di includere nel proprio sound altresì elementi sinfonici ed una sottile vena neoclassica. Da brividi la performance del singer Mario Linhares, davvero superlativo ed in grado di incantare tra diversi stili e registri, con una versatilità ed una preparazione tecnica davvero eccezionali. Un perfetto solista in una macchina dove tutto sembra funzionare al meglio, tanto che il disco cresce ascolto dopo ascolto, man mano che si metabolizzano le canzoni. Brani come “Doomsday Night”, “The Knight On The Hill”, “Broken Vows”, “The Thousand Ones” o la veloce “Sicorax Scream” sono degli autentici gioiellini ma davvero affascinanti risultano anche tracce più melodiche come il mid-tempo di “Stronger Than Death” (in cui forti sono le influenze dei Kamelot), “Can You Feel It?” (dove interviene anche un coro di voci bianche) e la pianistica “And So Be It”. Non è troppo tardi per concedere dunque a “Tales Of Avalon: The Lament” una nuova chance e ne vale proprio la pena perchè a nostro avviso si tratta davvero di un gran bel disco.