7.0
- Band: DARKEND
- Durata: 01:05:26
- Disponibile dal: 01/03/2010
- Etichetta:
- Crash & Burn
- Distributore: Masterpiece
Spotify:
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Gli emiliani Dark End, a cinque anni dalla loro formazione e dopo la pubblicazione del debut “Damned Woman and a Carcass” datato 2006, arrivano alla pubblicazione di un nuovo tassello discografico intitolato “Assassine”. La proposta della band nostrana getta le proprie fondamenta nel black sinfonico che ricorda da vicino i vampiri inglesi Cradle Of Filth senza risultarne una sterile copia: “Assassine” è un lavoro complesso e carico di contenuti che, dall’alto dei suoi sessantacinque minuti di durata, rappresenta un boccone difficilmente digeribile per chi non è avvezzo a tracce che superano i classici tre-quattro minuti di lunghezza media. Gli undici brani contenuti nel lavoro, suddivisi in tre intro e otto lunghe composizioni, rappresentano un buon compromesso tra aggressività e melodia, elemento sempre in primo piano in tutta la durata del lavoro: il six-piece di Reggio Emilia non ha voluto lasciare nulla al caso ed appare evidente sin dai minuti iniziali la cura riposta in fase compositiva e di arrangiamento di ogni singola traccia. Il mix tra ritmi veloci e parti più ragionate e melodiche appare ben riuscito anche grazie all’ottima varietà vocale del frontman Animæ e della scelta di utilizzare il cantato in inglese, italiano e latino: la produzione, potente ed estremamente nitida, valorizza in maniera ottimale i riff del duo Imajes/Ashes, abile insieme al tastierista Antarktica a condurre l’ascoltatore nel teatrino orrorifico contenuto in “Assassine”. Costante la qualità media delle composizioni, che risultano sempre interessanti tanto da non contare riempitivi, anche se in più di un’occasione si sente la necessità di snellire qualche struttura a favore di una maggiore accessibilità del lavoro: da rimarcare purtroppo la presenza di qualche assolo eccessivamente fine a se stesso e che rompe purtroppo l’atmosfera di qualche brano. Brani come l’apripista “Mater Terribilis”, “A Bizarre Alchemical Practice”, “Two Faced Beast” (ottimo in questo caso l’assolo di Imajes) e la progressiva traccia conclusiva “Perinde Ac Cadaver” sono brani che non faranno fatica ad accalappiare consensi dagli appassionati e non del genere. Il secondo album dei Dark End, a parte qualche piccolo peccato veniale, è un lavoro di qualità che non ha nulla da invidiare ai grandi nomi del genere: qualità compositiva e la professionalità dimostrata in fase di registrazione e di packaging rimarcano ulteriormente la volontà dei Dark End di puntare a vette decisamente più alte. Thumbs up!