6.5
- Band: DARK FOREST
- Durata: 00:49:29
- Disponibile dal: 30/01/2009
- Etichetta:
- Eyes Like Snow
- Distributore: Masterpiece
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Ascoltando il debutto degli inglesi Dark Forest non si può far altro che ricondurre i propri pensieri ai gloriosi anni ottanta, dove l’heavy più classico ha raggiunto l’apice dello splendore e della notorietà. Chitarra, basso e batteria sono i semplici ingredienti che compongono la ricetta sonora dei quattro inglesi, che nei cinquanta minuti a loro disposizione prediligono tempi medio-veloci dove le chitarre giocano un ruolo determinante nella costruzione dei brani, alternando riff di classica derivazione maideniana a melodie semplici e ben riuscite. Determinante – nel bene e nel male – l’apporto di Christian Horton, attualmente in forze anche negli storici Cloven Hoof: se da un lato il suo contributo alla sei corde risulta quantomeno apprezzabile, dall’altro la propria ugola è di quelle che si amano o si odiano senza mezze misure. Il frontman non sempre riesce a conferire la carica ed il carisma necessario a far decollare le canzoni, facendosi apprezzare maggiormente per la particolare timbrica della voce che dona un’identità precisa al lavoro e alla band. Ben riuscite ed integrate la backing vocals del giovanissimo batterista Adam Sidaway, che contribuiscono a donare un po’ di mordente ed aggressività alle composizioni. Le tracce scorrono senza problemi e si fanno apprezzare senza indugio alcuno sin dai primi ascolti: l’impatto dei riff in “The Battle Of Badon Hill” e “Pipes Of Pan”, i ritmi sostenuti di “Fear Dearg” e “Excalibur” e la cavalcata “Fight For Metal” sono episodi convincenti, carichi di energia e godibili anche se totalmente ancorati a stilemi di oltre vent’anni fa (a voi giudicare se sia un bene o un male). Se da un lato le parti strumentali e la costruzione delle canzoni risultano convincenti, dall’altro è da evidenziare qualche melodia eccessivamente stucchevole e qualche ritornello non troppo riuscito che inevitabilmente fanno perdere mordente alle composizioni. La produzione è perfettamente allineata con la proposta e risulta apprezzabile nella sua classicità: un suono più robusto e potente avrebbe sicuramente giovato all’impatto dei brani ma, considerato il risultato finale, si può tranquillamente soprassedere. Come avrete ben intuito da quanto esposto in queste righe, se riuscirete a superare lo scoglio della voce di Christian vi troverete tra le mani un lavoro onesto e sincero che, se vogliamo dirla tutta, sarebbe alquanto difficile da trovare negli ultimi tempi. Per tutti gli amanti delle sonorità più classiche un ascolto è quanto meno obbligato!