8.0
- Band: DARK LUNACY
- Durata: 39:44
- Disponibile dal: 09/05/2014
- Etichetta:
- Fuel Records
- Distributore: Self
Spotify:
Apple Music:
Doveva succedere, era un passo necessario, inevitabile. Non potevano restare distanti da ciò che sono veramente, era tempo che i Dark Lunacy si riavvicinassero alla propria identità, pienamente e serenamente. In “Weaver Of Forgotten” avevano provato a ripartire dopo un lungo silenzio cambiando in parte i connotati, abbandonando gli influssi russi e la coralità opulenta impresse a fuoco fino a quel momento nei loro dischi. Il quartetto d’archi che così maestosamente aveva adornato le passate fatiche dei Nostri si era acquattato in un angolo, sostituito da tastiere anch’esse nobili ma più fredde, altere, e così gelidi i Dark Lunacy non erano forse mai stati. Però non poteva durare, perché il mix di death metal melodico di seconda metà anni ’90, sinfonie erudite, musica tradizionale russa era e rimane il tratto distintivo della formazione parmense. Oggi, Mike e i suoi nuovi compari hanno deciso di riappropriarsi delle loro vera natura e di vestire un’altra volta un abito dismesso da qualche anno, ma di alta sartoria, ancora elegante, per nulla fuori moda. Le nuove composizioni si giovano di una produzione roboante, molto moderna ma calda come il sangue che attraversa ad alta pressione le arterie di un organismo smanioso di vita e di lotta come è “The Day Of Victory”. Respiriamo grande forza lungo le tracce di questo album, la malinconia di fondo non diventa mai rassegnazione, piuttosto lascia campo libero a sentimenti di rivalsa, riscatto, una speranza che è il seme della voglia di lottare, di non arrendersi, di superare gli ostacoli e rimettersi all’opera. Il flusso creativo è irrefrenabile, mette in circolo una voracità death metal di prim’ordine, che presa in solitaria ci avrebbe consentito di gridare entusiasti al revival del death melodico prima maniera, se non fosse che questo aspetto è solo un tassello del mosaico. E’ comunque un piacere sentire chitarre tanto rigonfie e tracimanti, che irradiano vigore e furore con una brutalità sensazionale. Gli attacchi di “Red Blocks”, “Victory”, “From Don To The Sea” potrebbero rivaleggiare con i Dark Tranquillity al loro apice, i tempi marziali in procinto di esplodere di “The Decemberists” e “Anthem Of Red Ghosts” sono un saggio di come si possano fare danni irreparabili senza viaggiare alla velocità della luce, dosando severità, muscolarità e precisione. Risalta una coesione granitica, la band è un blocco unitario dove ogni strumento aderisce perfettamente all’altro e assume un ruolo fondamentale alla buona riuscita del lavoro. Possiamo quindi celebrare il ritorno degli archi come uno dei motori del disco: in “The Day Of Victory” essi hanno ripreso a ricamare soavità, lambendo i maremoti metal per impreziosirne il corso, oppure assurgendo a unici interpreti, come nell’ampio e stupendo stacco di “Sacred War”, facendo rabbrividire di piacere grazie a una alchimia tenue e perfetta. Le voci sono infine quanto di più fastoso si possa immaginare, il coro dell’Armata Rossa assesta scossoni impareggiabili, evoca marce chilometriche ed esodi biblici, e si fonde in un duello di interpretazioni teatrali al growl versatile di Mike, bravissimo nel cimentarsi in aggressioni da orco come in carezze dal sapore gotico, e a backing vocals rappresentanti ognuna uno stato d’animo diverso, una nuova emozione, una nuova interpretazione di ciò che cova in seno un individuo. Sono mille anime quelle che udiamo, o forse più, tutte si esprimono sinceramente e senza ambivalenze, in un tripudio di incroci e duelli che in molti casi ricordano i Therion più metallici. “The Day Of Victory” è lotta, dramma, tragedia, ma anche poesia e magniloquenza. La navigazione tra queste suggestioni è inebriante, e ad ogni ascolto si assommano nuovi dettagli, appaiono evidenti piccoli gioielli rimasti celati dall’abbondanza di carne al fuoco. Se la seconda vita dei Dark Lunacy aveva faticato ad accattivarvi con “Weaver Of Forgotten”, a questo giro difficilmente riuscirete a resistere e vi troverete a inneggiare anche voi alla Grande Madre Russia, con “The Day Of Victory” a risuonarvi a tutto volume nelle orecchie.