6.5
- Band: DARK MOOR
- Durata: 00:54:29
- Disponibile dal: 04/03/2005
- Etichetta:
- Arise Records
- Distributore: Frontiers
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Il precedente “Dark Moor” del 2003, che vedeva l’innesto di tre nuovi musicisti, tra cui quello del cantante Alfred Romero al posto della dimissionaria Elisa, non aveva convinto pienamente fan e critica pur rivelandosi un disco discreto. La proposta della band si era abbastanza appiattita, trasformandosi in un power metal sinfonico molto comune, privo di tutta quella magia che la voce di Elisa era in grado di dare. Certo, la musica suonata dai nostri è sempre stata la stessa, ma è innegabile che l’ugola della singer rappresentasse il vero marchio di fabbrica del gruppo, e tutt’ora pare proprio che i Dark Moor non siano riusciti a riparare alla grave perdita. Non ce ne voglia il bravo Alfred Romero (e anche gli altri due nuovi ragazzi), ma la line-up originale era riuscita a scrivere album di ben altra caratura, pur essendo anche quei dischi pesantemente influenzati dai Rhapsody e da tanti altri act dediti al power melodico, ma che avevano il grande pregio di funzionare a meraviglia. Per questa nuova release la band iberica snellisce parecchio il proprio sound, diminuendo decisamente le orchestrazioni, da sempre trademark indiscutibile del gruppo, cercando di puntare maggiormente sull’impatto metallico delle canzoni e su interpretazioni molto più aggressive. Va sottolineato che il lato sinfonico rimane uno dei tratti immediatamente distinguibili del Dark Moor sound, ma è altresì innegabile che mai come in passato la band riesce ad essere cattiva, furente e vibrante. In questo senso risulta davvero gradevole “Miracles”, canzone che nasce come un tranquillo mid-tempo ma che inaspettatamente tira fuori energia a tonnellate, inasprendo il suo tiro grazie alle azzeccatissime growls di Romero. Anche la seguente “Houdini’s The Great Escapade” si fa valere grazie ad un uso della voce graffiante, e al suo andamento sospeso tra tremende sfuriate e tastiere ammalianti. Tra gli episodi più felici del full-length trova posto anche “The Silver Key”, capace di tirare fuori il lato più cupo degli spagnoli. Per concludere, riteniamo che non ci sia altro da dire se non evidenziare il fatto che, nonostante tutto, “Beyond The Sea” si lascia ascoltare con estremo piacere; ma è anche doveroso aggiungere che le cose migliori dei Dark Moor sono tutte racchiuse nei loro primi lavori.