6.0
- Band: DARK MOOR
- Durata: 00:40:50
- Disponibile dal: 07/12/2018
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Potremmo dividere la carriera dei Dark Moor in tre fasi. La prima, quella più sinfonica, che comprende i primi tre lavori in studio, dal debutto “Shadowland” del 1999 ai successivi “The Hall Of The Olden Dreams” e “The Gates Of Oblivion”, caratterizzati dalla voce grintosa di Elisa C. Martin. Successivamente con l’ingresso al microfono di Alfred Romero il sound della band originaria di Madrid è diventato man mano più barocco toccando probabilmente gli apici della propria carriera con dischi come “Tarot”, “Ancestral Romance” e “Ars Musica”. Improvvisamente con “Project X”, dato alle stampe nel 2015, il gruppo capitanato dal chitarrista Enrik Garcia ha voltato prepotentemente pagina virando su sonorità hard rock, tagliando in maniera netta e decisa col passato e sollevando diverse critiche tra i propri fans storici. Questo nuovo “Origins” arriva dopo una lunga campagna di crowdfunding visto che la band ha scelto la strada dell’autoproduzione dopo tanti anni trascorsi come act di punta all’interno del roster della nostrana Scarlet Records. Il titolo poteva accendere qualche speranza tra i seguaci del gruppo spagnolo che speravano in un ritorno alle origini. Ma già dalle prime note di “Birth Of The Sun” queste esili speranze tendono a scomparire: è chiaro infatti che i Dark Moor abbiano voluto proseguire per la loro strada ormai distante anni luce dal symphonic power metal suonato – alla grande – per anni. Qui troviamo undici pezzi dove a farla da padrone sono sonorità rockeggianti con una compenente folk molto marcata grazie all’utilizzo della cornamusa. Un sound che esalta il cantato squillante e rotondo di Alfred Romero e che mette in secondo piano le chitarre di Enrik. “Origins” contiene una manciata di buoni brani e nel complesso risulta un disco piacevole, capace di conquistare già dai primissimi ascolti grazie a melodie facili, capaci di incollarsi subito in testa ma che potrebbero stancare in breve tempo proprio perchè non supportate da una struttura solida attorno. Sono diversi i momenti soft contenuti in questo lavoro come la radiofonica “In The Middle Of The Night”, la lenta “And For Ever” e l’acustica “Green Lullaby” che si alternano ad un paio di situazioni più frizzanti come “The Spectres Dance” e “Raggle Taggle Gypsy”, queste ultime dedite a sonorità più folk.
Nonostante questo “Origins” suoni molto più coeso rispetto al suo predecessore, la sensazione è che questa terza era della storia dei Dark Moor continui a muoversi in un limbo che probabilmente non riuscirà mai a mettere completamente d’accordo nè i vecchi fans della band e neppure i seguaci del rock sinfonico.