7.5
- Band: DARK REDEEMER
- Durata: 00:44:23
- Disponibile dal: 24/09/2021
- Etichetta:
- Blasphemous Records
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C’erano una volta gli Aleph, band bergamasca con una gran voglia di sorprendere, di non accontentarsi dietro uno specifico genere, chiamando a sè più di una sfaccettatura: dal death al thrash, dal prog al gothic. Un ventaglio metal che in vent’anni di carriera li ha portati a crescere in continuazione fino al sublime “Thanatos” rilasciato nel 2016: un album che, scherzo del destino, è stato anche il loro canto del cigno; due anni più tardi, infatti, tramite un breve comunicato, gli Aleph decidevano di chiudere i battenti sottolineando di “aver detto tutto quanto avevamo da raccontarvi”. Ma si sa, come spesso accade, sotto il terreno apparentemente arido, qualcosa continua segretamente ad ardere: si chiama passione e questa difficilmente si può spegnere. E allora eccoli qui, anzi, rieccoli: Dave, Manuel, Antonio e Giulio; ancora insieme per dare vita ad un nuovo progetto, per dar voce ad una nuova bestia (perchè di bestia si tratta) dalle tinte fortemente old-school dove il death più cattivo ed oscuro la fa da padrone senza comunque dimenticare quella dose di ricercata malignità (caposaldo degli Aleph) messa in evidenza dal lavoro delle tastiere di Giulio Gasperini.
Dark Redeemer: questo il nome della creatura stanata dai quattro amici, contornata da un logo che richiama in qualche modo il vecchio monicker, con l’aggiunta di uno scheletro che riemerge dalla tomba, a voler rimarcare l’odierna reincarnazione. Spaziando dalla terra d’oltreoceano a quella scandinava, principalmente svedese, i Nostri ci portano sulle orme di Autopsy, Morbid Angel, Autopsy, Celtic Frost, Dismember ed Entombed, sbalestrandoci nello stomaco il qui presente “Into The Deep Black”: nove pezzi intrisi di zolfo e veleno in cui esperienza e desiderio di (ri)emergere trovano la giusta e malefica mistura. Governata da una sezione ritmica impeccabile, garantita dal lavoro alla batteria di Manuel Togni e al basso di Antonio Ceresoli, la band orobica ci offre una sorta di evoluzione rabbiosa del già menzionato “Thanatos”, evidenziando come le radici con il passato non si siano mai definitivamente strappate. Esplorazione sonora che trova la sua completezza anche nella parte vocale dove è lo stesso Dave Battaglia a intersecare episodi prettamente canori ad altri più declamatori così da alimentare l’enfasi dei vari brani.
La dimostrazione di quanto scritto sinora la troviamo nell’opener “TMC”, primo singolo lanciato, che ci accompagna tra le lande acide del “The Morgue Commando”, la squadra di zombie composta proprio dai quattro musicisti. Una sfuriata di death primordiale percorre il binario della follia su cui poggiano le trame tastieristiche di Gasperini, ideali per creare quell’aurea orrorifica tipica dei movie prodotti dal maestro Romero. Asprezza d’intenti che si struttura ulteriormente (pur peccando qualcosa in fase di songwriting) con l’enigmatica “Swollow The Cross” fino ad esplodere nell’incantevole “Killing Ritual” in cui riff di derivazione svedese incontrano egregiamente gli arzigogoli delle tastiere; a conferma di come certi patti strumentali possono comunque trovare ragion d’essere. Brano manifesto di un album che mantiene alta la tensione e soprattutto la varietà propositiva trovando in “Christians” e nella titletrack il perfetto connubio tra il lugubre e lo stordimento. Un terremotante racconto dell’horror che non trova pace (vedasi la marcissima “The Zombiemarch”) e che con lo stacco strumentale “Sedibus Indagandis Et Causis Morborum” ci accompagna dritti dritti nella valle della morte insieme a “Burn Under Yhe Blackened (Valley Of Death)”. Certe passioni, come detto, non muoiono mai anzi, è proprio il caso di dirlo, ‘a volte ritornano’, citando un altro vate del genere più spaventoso, Stephen King. “Into The Deep Black”, pur nella sua immediatezza d’impatto, merita più di un ascolto per scoprire al meglio le numerose varianti nascoste al suo interno. Così furono Aleph, così sono ora i Dark Redeemer: la voglia di sorprendere, di non accontentarsi.