DARK SUNS – Everchild

Pubblicato il 28/06/2016 da
voto
8.0
  • Band: DARK SUNS
  • Durata: 81:20
  • Disponibile dal: 03/06/2016
  • Etichetta:
  • Prophecy Productions
  • Distributore: Audioglobe

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” I woke up to find my body sleeping / with the pulse of the grass at naked feet / a boy and his balloon / Hallelujah voices calling out for me / all the stars build a map / I’m turning back / I’ve made the road by walking / Someone else blew an unheavenly trumpet”. Ed ecco iniziare una tromba (quella di Govinda Ammond) che introduce questo nuovo intrigante lavoro dei tedeschi Dark Suns, forse l’elemento più allegorico per introdurre la condizione di eterna infanzia, quella contraddistinta da una malinconica speranza di futuro e di una grande gioia che si mischia ad un’altra inequivocabile paura. Il quinto full length della formazione di Lipsia appare probabilmente come un passo profondo in avanti, un passo che porta la band incredibilmente vicino alle sonorità tipiche della Kscope e del panorama prog rock inglese, tra Peter Gabriel, Marillion, Steven Wilson e Anathema ma senza dimenticare formazioni chiave del panorama prog rock più moody anche in terra teutonica di formazioni come gli Everon. I due fiati, sax e tromba, ormai elementi fissi nella formazione, trovano la loro collisione negli strumenti più tipici del genere e nelle atmosfere sognanti e chiaroscurali dei Dark Suns,  soprattutto in tracce come “Spiders” e “Monsters”, in cui musica e narrazione arrivano a livelli di convergenza che sembrano ricordare il bellissimo lavoro di “Snow”, in questo senso, degli Spock’s Beard, proseguendo il lavoro di sonorità seventies iniziato con “Orange” del 2011. Laddove si sente ancora l’eco Pain Of Salvation, che aveva contraddistinto la svolta stilistica della band dei fratelli Knappe, come in “Escape With The Sun” è anche vero che si ritrovano quelli che sono i momenti più riusciti per convogliare emozione e bellezza in questo nuovo e quinto lavoro. Varietà sonora e pacatezza prog rock quasi vintage sono infatti i punti di maggiore interesse che “Everchild” porta con sé, abbandonando difficoltà di pattern e criptici passaggi tecnici, segno ancora una volta di maturazione del genere nel corso degli ultimi anni in questa direzione. Elementi profondamente lirici sono anch’essi essenziali per comprendere la bellezza del lavoro dei tedeschi, ancora una volta, mirabile in una traccia come questa: “She caught a snowflake on her tongue / and crossed the line / Spread out across the sky and open wide / she tried to escape with the sun / even aware of a downfall her flight goes on”. C’è del calore, del senso e della onestà musicale in questo lavoro ed è quanto un disco di questo genere possa offrire, oltre alla bellezza del suoi contenuti. Il sentore di verità (e non solo prodotto) è quello che permette a “Everchild” di brillare più di altri e inoltrare la band in un promettente futuro con questa formazione a otto membri. I tocchi di prog rock, di riff più rocciosi, jazz e psichedelia si fondono piacevolmente in un lungo (più di ottanta minuti) lavoro che necessita di attenzione e sensibilità per essere colto appieno e goduto fino in fondo ai suoi meandri malinconici e onirici delle sue liriche e partiture. Il vero finale “Morning Rain”, che precede la sorta di bonus track-cover di Tori Amos “Yes, Anastasia” (interessante contrappunto al discorso del concept principale del lavoro), racchiude quello che i Dark Suns hanno voluto lasciare all’ascoltatore: una sensazione. Un momento di coscienza. Di pace. Di bellezza. “Come on, little giant / let’s break the silence /come on, little giant/ pillow fight”.

 

TRACKLIST

  1. The Only Young Ones Left
  2. Spiders
  3. Escape With The Sun
  4. Monster
  5. Codes
  6. The Fountain Garden
  7. Unfinished People
  8. Everchild
  9. Torn Wings
  10. Morning Rain
  11. Yes, Anastasia
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