8.0
- Band: DARK TRANQUILLITY
- Durata: 00:43:30
- Disponibile dal: 22/7/2002
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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Ecco qui uno dei dischi più attesi dell’anno: “Damage Done” dei DarkTranquillity. La band di Niklas Sundin, sin dalla sua formazione, ha sempre spiazzato gli ascoltatori proponendo sostanziali cambiamenti d ialbum in album: la curiosità attorno a questo lavoro era quindi tantissima ed erano in molti coloro che, in seguito a due album come”Projector” e “Haven”, si aspettavano un ulteriore alleggerimento de lsound in favore di contaminazioni elettroniche. Come sempre, invece, i Dark Tranquillity hanno disorientato tutti, sfornando un album che, seppur lontano anni luce dalle sonorità dei primissimi lavori, presenta una dose di potenza e aggressività notevolmente superiore a quella espressa nei due succitati album. “Damage Done”, prodotto come sempre in modo impeccabile da Fredrik Nordstrom nei suoi Fredman Studios, è una lbum tecnico e aggressivo: le ritmiche sono tornate a farsi più intricate, la velocità media dei pezzi è abbastanza elevata e, in generale, si avverte una tensione costante all’interno di tutti i brani proposti, cosa che non sempre era riscontrabile nelle comunque validissime ultime prove in studio. Inoltre, di pari passo con quanto espresso musicalmente, il carismatico Mikael Stanne è tornato definitivamente a ‘declamare’ le sue liriche tramite un growl basso e micidiale, accantonando (momentaneamente?) le clean vocals che tanto avevano valorizzato “Projector”. L’iniziale“Final Resistance” parte in maniera cadenzata per poi lanciarsi in un’accelerazione degna di un album come “The Mind’s I”. La melodia è sempre presente a grandi dosi nelle trame chitarristiche e ciò contribuisce a rendere memorabile il ritornello, vero punto di forza di questo bel brano. La successiva “Hours Passed In Exile” è il primo vero highlight del disco: un midtempo condotto da un riff fantastico e dalle sempre puntuali tastiere di Martin Brandstrom, utilizzate con più parsimonia rispetto al recente passato ma, come vedremo, autrici d ipassaggi e melodie davvero significative. “Monochromatic Stains”, il singolo dell’album, è un altro brano sostenuto e melodico, baciato da un ritornello estremamente catchy, che renderà sicuramente molto bene quando verrà riproposto dal vivo. Si arriva quindi a “Single Part Of Two”, il quale, con le sue tastiere poste in evidenza, è forse il brano maggiormente legato alle sonorità di “Haven”. “The Treason Wall” è, per chi scrive, il brano meno convincente del lotto: il ritornello e la velocità della ritmica ne faranno probabilmente un highlight ai prossimi concerti, ma tutto sommato risulta sin troppo easy-listening e semplice, strutturalmente parlando, per una band del calibro dei Dark Tranquillity. Per fortuna si riprende quota con “Format C: For Cortex”, uno dei brani più solidi del lotto: un midtempo dotato di una parte centrale evocativa e malinconica, nella miglior tradizione della band. Si torna a picchiare duro con la title track, aperta da un riff molto old-school, mentre “Cathode Ray Sunshine” si fa notare soprattutto per uno stacco tastieristico da applauso. “The Enemy” è il brano più cadenzato dell’album, valorizzato da una prova vocale superba e da melodie davvero azzeccate. Chiudono il disco la micidiale “White Noise/ Black Silence”, basata sulla doppia cassa di un Anders Jivarp in gran forma e su dei riff davvero coinvolgenti, e la strumentale “Ex Nihilo”, brano in cui le chitarre si limitano ad offrire un supporto adeguato alle melodie partorite dalle tastiere dell’ottimo Brandstrom.Come avrete potuto capire, ci troviamo davanti ad un album diretto ma molto variegato, che forse, almeno inizialmente, lascerà perplessi non pochi fan. Il consiglio è quello di dare all’opera un buon numerodi ascolti: solo così si riuscirà a capirlo fino in fondo e a coglierne tutte le sfumature. Volendo cercare a tutti costi un difetto in questo disco, si può dire che siano un pochino venuti a mancare gli elementi nuovi che, album dopo album, i nostri erano soliti introdurre: infatti i Dark Tranquillity questa volta si sono ‘limitati’ a regalarci una dozzina di brani che, pur essendo sovente splendidi, costituiscono ‘solo’un sunto di quanto fatto dall’inizio della loro carriera fino ad oggi. Tuttavia, siamo dell’idea che questi sei ragazzi abbiano fatto centro ancora una volta, se si pensa al puro intrattenimento che la musica offre e all’artwork, il quale si presenta affascinante come sempre. Cosa chiedere, insomma, di più? Godiamoci questa ottima musica in attesa del prossimo capitolo… il danno ormai è fatto.