7.5
- Band: DARK TRANQUILLITY
- Durata: 00:49:58
- Disponibile dal: 20/11/2020
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Universal
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Trentunesimo anno di vita – se comprendiamo nel conto anche il proto-biennio come Septic Broiler – dodicesimo full-length album in carriera, ennesima pubblicazione di una lunga esistenza disco- e videografica: i Dark Tranquillity sono una vera istituzione metallica, ormai, e qui in Italia sono probabilmente qualcosa di più; fra le cinque-sei metalband più amate dal pubblico tricolore, gli svedesi hanno sempre avuto un’accoglienza superlativa qui da noi, sia attraverso le dimostrazioni affettive dei loro fan, sia per merito di una critica sempre favorevole e, quasi sempre, a ragione. Difficile, dunque, per chi scrive, affacciarsi alla recensione del nuovo “Moment”, dopo aver sviscerato pregi e difetti dei precedenti – per limitarsi alla storia recente del combo – “Atoma” e “Construct”. Un trittico di album che, per la loro atipica natura compositiva, alla luce di quanto creato oggi con il lavoro neonato, rappresentano in toto l’ultimo corso dei Dark Tranquillity, quello associabile al fatto che il songwriting principale, da diverso tempo a questa parte, è saldamente nelle mani e nelle teste del batterista Anders Jivarp e del tastierista Martin Brändström.
Prima “Construct”, nel 2013, aveva visto defilarsi Martin Henriksson dal suo ruolo di indefesso riffmaker, per poi abbandonare la baracca qualche anno dopo; poi, nel 2016, per “Atoma”, anche Niklas Sundin aveva dato un apporto limitato ad un paio di brani e agli arrangiamenti di chitarra, essendo rimasto l’unico axeman del gruppo, prima di lasciare amichevolmente i suoi storici compagni di formazione per dare forma e sostanza al suo progetto solista Mitochondrial Sun; arriviamo a “Moment”, perciò, con la stranissima realtà di una band di melodic death metal senza praticamente chitarristi di ruolo e dopo che negli ultimi due-tre anni gli scandinavi hanno alternato dal vivo quattro-cinque session, tra i quali, infine, hanno pescato i due nuovi membri ufficiali: non esattamente uno sconosciuto il primo, Christopher Amott, che però ha vissuto la sua carriera pressoché costantemente all’ombra del più ingombrante fratello maggiore Michael; e il secondo, Johan Reinholdz, che ha ottenuto risultati altalenanti soprattutto con la sua band principale, i progster Andromeda. Avere ufficializzato il loro ingresso in formazione a sessioni di registrazione iniziate ha permesso alla coppia di chitarristi di aggiungere il proprio differente marchio di fabbrica solo in qualche frangente, qualche arrangiamento ed un numero sufficiente di assoli da fare gridare alla quasi-novità in casa Dark Tranquillity. Le strutture compositive, invece, quelle sono rimaste ad appannaggio del duo Jivarp-Brändström, a cui in seguito il Michelino Stanne nazionale ha plasmato attorno le sue linee vocali sempre notevoli e di qualità – seppur, ahinoi, un po’ monotone e ormai ripetitive – sia che si esibisca nel suo solito, immenso growl, sia che preferisca usare le profonde ed espressive tonalità clean; queste ultime, nonostante le prime tre tracce siano state furbescamente messe lì in quanto scevre da voci pulite, fanno ampiamente capolino nel corso di “Moment”, dando seguito ad “Atoma”, “Construct” e – perchè no? – “Projector” nella loro esplorazione del lato più introspettivo, malinconico e dark della band.
In definitiva, anche tenendo conto di quello che dicono gli stessi svedesi, che in questo periodo si sono molto esposti mediaticamente per presentare al meglio il nuovo lavoro – del resto, non ci sarà immediata promozione live, se non con il concerto in live streaming dedicato a “Moment”, quindi assolutamente d’obbligo è trovare alternative pubblicitarie e contenutistiche valide – questo dodicesimo disco ci regala una manciata di pezzi parecchio uniforme e compatta, studiata a tavolino e composta con calma: nessuna traccia va sotto i tre minuti, nessuna va sopra i cinque minuti; una decina di canzoni che si accavallano tra loro sfoderando un metal melodico con voce death che ci risulta davvero difficile continuare a chiamare death metal melodico; i giretti di tastiere e le creazioni di Jivarp al pianoforte sono anche buoni, ma prendendo ad esempio brani quali “Failstate” o “Standstill”, ci si rende bene conto di come le chitarre siano spessissimo un puro riempitivo ritmico, una mera base per muovere il sedere e cantare all’unisono con Stanne delle strofe trascinanti o dei chorus più o meno orecchiabili, growl o clean che siano. Ancora una volta, il grande assente in un disco dei Dark Tranquillity è il riffing di chitarra, ed è la terza volta che capita, almeno per noi. Non per nulla, uno degli episodi più meritevoli della tracklist è l’arcigna ed oscura “A Drawn Out Exit”, in possesso di un paio di riff che restano in testa e di uno degli assoli meglio riusciti. Non male nemmeno la già ascoltata “The Dark Unbroken”, con un ottimo Stanne pulito ed un magnifico ritornello di projectoriana memoria, e “Identical To None”, anch’essa più aggressiva della media.
Crediamo che sette-e-mezzo sia un voto equilibrato per i Dark Tranquillity odierni, che si sono comunque saputi reinventare spostando le coordinate creative dalle chitarre al pianoforte e alle tastiere, restando fedeli alla democrazia storica che vige in seno alla band, senza per questo perdere in appeal verso pubblico – anzi, scommettiamo che anche a questo giro le esultanze saranno preponderanti – e critica. Noi, dal canto nostro, restiamo molto curiosi di vedere e capire quale potrà essere l’apporto di Amott e Reinholdz sul prossimo lavoro, se, davvero come sembra, i due si sono integrati molto bene nel rodatissimo meccanismo compositivo dei Dark Tranquillity. Chiedere di più, ad una formazione seminale e innovatrice come questa, non ci pare troppo.