8.0
- Band: DARK TRANQUILLITY
- Durata: 00:47:24
- Disponibile dal: 05/03/2010
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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"We Are The Void", "Noi Siamo Il Vuoto". Beh, se questo è il vuoto allora noi non possiamo che essere minuscoli asteroidi, risucchiati all’interno di questo buco nero dotato della forza d’urto di "Character" e del magnetismo di "Projector". Ebbene sì, il sestetto di Gothenburg, da sempre avvezzo al concetto di sperimentazione, dopo aver chiuso un ciclo con la release di "Where Death Is Most Alive", ne apre un altro con questo nono full-length, album quasi perfetto pur nella sua imperfezione. Parliamo d’imperfezione perchè un paio di episodi – la fin troppo oscura, al limite del black, "Arkhangelsk" e il primo singolo "Shadow In Our Blood", il cui ritornello non convince appieno – abbassano un po’ la media, ma per il resto ogni fan dei Dark Tranquillity degno di tale nome avrà di che divertirsi. Alternando accelerazioni ideali per un lancio nella ionosfera ("Dream Oblivion", "Surface The Infinite") a rallentamenti ipnotici in cui la voce pulita di Stanne torna ad essere protagonista ("The Grandest Accusation", in assoluto la migliore del lotto, e la sognante "Her Silent Language"), i nostri si dimostrano maestri assoluti di un genere, il melo-death, i cui interpreti principali sono ormai costretti a deporre le armi per manifesta inferiorità. Artefici primari di questa supremazia sono, come da copione, l’omnipresente tastierista Martin Brändström, passato da semplice comprimario a colonna portante nel sound della band, e l’indomito Mikael Stanne, il cui ruggito tiene ancora a bada le nuove leve; meno su di giri appare invece la coppia d’asce Sundin/Henriksson, sempre efficace ma meno ispirata rispetto al recente passato, mentre ineccepibile è il lavoro della sezione ritmica formata dal nuovo entrato Daniel Antonsson e dall’inossidabile Anders Jivarp, sempre prodigo di pattern alternativi al solito tupa-tupa che contraddistingue la maggior parte dei suoi colleghi. A farci tirare il fiato infine la chiusura affidata alla sperimentale "Iridium", una sorta di "My Negation" in versione dilatata, ideale per chiudere in chiaro scuro un disco dai toni cupi. Dopo le mazzate di "Character" e la melodia di "Fiction", con "We Are The Void" i Dark Tranquillity esplorano stavolta il proprio lato oscuro, dando vita ad un lavoro qualitativamente inferiore ai due dischi citati in apertura ma che, al tempo stesso, si pone come ideale summa degli stessi.