7.0
- Band: DARKANE
- Durata: 00:46:51
- Disponibile dal: 24/10/2008
- Etichetta:
- Massacre Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Non sono molte le band che, come i Darkane, possono finora vantare una discografia di qualità decisamente alta e senza un vero e proprio passo falso. Oggi gli svedesi escono con il loro quinto album, intitolato “Demonic Art”, e con una importante novità in formazione: dopo la fuoriuscita di Andreas Sydow, infatti, dietro al microfono troviamo Jens Broman, già singer di The Defaced e Constructdead. Il nuovo arrivato, diciamolo subito, non offre una performance particolarmente brillante, soprattutto quando tenta di cantare pulito. Che dire poi delle composizioni? Lo stile dei Darkane è perfettamente riconoscibile dalla prima all’ultima nota, anche se in questo caso i ragazzi hanno decisamente voluto premere sull’acceleratore ed hanno quindi messo in primo piano il riffing potente ed affilato e le ritmiche telluriche, senza dimenticare però i classici inserti melodici all’altezza dei chorus. Insomma, si è voluto privilegiare maggiormente la componente thrash rispetto alle altre matrici del Darkane sound. A fare le spese di questa nuova tendenza sono il tasso tecnico e la complessità ritmica, decisamente sacrificati sull’altare dell’impatto tout-court. Comunque sia, le canzoni si lasciano ascoltare ed è sempre un piacere sentire all’opera la coppia d’asce Malmström/Ideberg: abbiamo già accennato al mastodontico lavoro di riffing, ma non possiamo tralasciare il buon apporto delle sei corde in fase solista ed il buon gusto nell’esecuzione di assoli melodici piuttosto misurati e senza inutili virtuosismi che avrebbero cozzato contro la struttura granitica dei brani. In determinati momenti, pare che tali assoli siano usciti direttamente dalla scena della Bay Area. I momenti migliori arrivano all’altezza dell’opener “Leaving Existence”, dotata di un chorus piuttosto ficcante, edi “Execution 44”, baciata da un guitar-work eccellente e dove anche il growling di Broman si dimostra particolarmente efficace. Altri buoni brani sono la Exodus-oriented “Soul Survivor” e le conclusive “Still In Progress” e “Wrath Connection”. In definitiva, tra molti pregi stavolta troviamo anche qualche difetto, come ad esempio delle linee vocali non particolarmente azzeccate o una certa tendenza ad incaponirsi su di una determinata struttura compositiva: pare strano, eppure stavolta i Darkane ci hanno regalato un album “solo” discreto e, nonostante la qualità intrinseca dei brani, non possiamo nascondere un pizzico di delusione.