7.5
- Band: DARKEND
- Durata: 00:41:02
- Disponibile dal: 14/06/2024
- Etichetta:
- Time To Kill Records
Spotify:
Apple Music:
I Darkend si accasano sotto l’egida dell’etichetta tricolore Time To Kill per questo quinto lavoro, dopo un passaggio presso la norvegese Dark Essence e un disco, “ Spritual Resonance”, che, pur suonando molto bene, aveva faticato a colpire come il suo predecessore, l’eccellente “The Canticle Of Shadow”, terza prova dei reggiani e ad oggi forse picco della loro produzione.
Scelgono la formula del citato precedente disco, del 2019, sfoltendo il minutaggio e assestando la scaletta su sei brani per circa quaranta minuti di black metal sinfonico elegante e ben scritto, e spiccano immediatamente per durata le due ‘suite’ poste all’inizio (“In My Multitude”, otto minuti e mezzo) e alla fine (“In Your Multitude”, quindici minuti), sicuramente gli highlight del disco, due brani che tra gusto, dinamica e varietà di scrittura si stagliano tra le migliori cose mai fatte dal gruppo.
Il black metal richiamato è quello sinfonico degli anni Novanta, con reminiscenze (a volte non troppo velate, dobbiamo dirlo) ai Cradle Of Filth dei primi dischi, ma anche Dissection, Samael, e una certa teatralità che ricorda King Diamond nell’approccio concettuale. Va detto che dopo vent’anni di carriera nell’underground (non solo italiano) la band ha comunque costruito un suo suono e un suo modo di comporre, oltre che una certa credibilità, e dunque le citate ‘ispirazioni’ tali devono essere viste, anche all’interno di un genere che più o meno quello è. Insomma, la band è padrona di quanto ha costruito nel tempo e ormai è decisamente riconoscibile.
Gli altri brani sono pur buoni, anche se un po’ meno entusiasmanti dei due posti alle estremità; citiamo l’ottima “An Ancient Plague Has Silently Worn Our Garments as Its Throne”, con delle felicissime intuizioni chitarristiche al suo interno, ma anche “De Masticatione Mortuorum In Tumulis”, canzone interessante ma che a nostro avviso arresta un po’ le arrembanti intenzioni di inizio disco. Cosa che accade anche quando ci troviamo di fronte all’intro di “In Your Multitude”, due minuti ieratici che sicuramente dal vivo sapranno emozionare (chi ha visto i Darkend in concerto saprà di cosa parliamo, dato che la band indugia in veri e propri momenti rituali molto intensi), ma che su disco fatichiamo a comprendere del tutto, portandoci, non ce ne vogliano, a skippare per arrivare subito alla sostanza.
Peccati veniali e scelte stilistiche, dunque, che non scalfiscono l’imponenza di un buon disco che conferma le doti, come già detto, superiori alla media del genere. Se “The Canticle Of Shadows” resta la punta di diamante del gruppo, con “Viaticum” abbiamo un degno successore. Lavoro buonissimo e consigliato.