7.5
- Band: DARKEST HOUR
- Durata: 00:39:39
- Disponibile dal: 10/07/2007
- Etichetta:
- Victory Records
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Tornano i Darkest Hour… e forse per la prima volta nella loro carriera fanno veramente le cose in grande, tirando fuori dal cilindro un album che ha pochissimi punti deboli e che punta seriamente a diventare il più celebrato della loro discografia. A fare la differenza rispetto al recente passato è naturalmente il songwriting, portato ad un livello superiore da un Kris Norris – chitarrista solista e compositore principale della band – che, pur continuando a non creare nulla di sostanzialmente nuovo, ha talmente affinato negli anni la sua tecnica e il suo gusto da essere ormai in grado di scontrarsi in campo aperto con coloro che il melodic death metal lo hanno creato tanti anni fa. Lo afferma uno che aveva sempre apprezzato i Darkest Hour, ma che non era mai riuscito ad esaltarsi del tutto durante l’ascolto di un loro lavoro per via di una a tratti eccessiva sudditanza nei confronti dei vari At The Gates e Dark Tranquillity. La sudditanza anche oggi c’è e si sente… ma si sentono anche dei riff che, al di là delle solite considerazioni sulla loro effettiva genialità, sono semplicemente stupendi. Prendiamo, ad esempio, “Doomsayer” o “Demon(s)”: se qualcuno aggiungesse un paio di tastiere qua e là, questi brani potrebbero essere spacciati senza alcun problema per due nuove hit degli acclamatissimi Dark Tranquillity tanto gli intrecci melodici sono elaborati e le strutture avvincenti. Si parlava di Norris, ma ci pare giusto sottolineare come l’intera band americana sia progredita notevolmente sia a livello tecnico che di confidenza nei propri mezzi. John Henry su tutti: non sarà mai Mikael Stanne, ma questo ragazzo oggi sa che non serve urlare per tutto il tempo per dare spessore alla propria interpretazione, tanto che i suoi tentativi di variare le linee vocali colpiscono nel segno il più delle volte, soprattutto nella succitata “Demon(s)” e nell’ottima “A Paradox With Flies”. Sono definitivamente lontane le origini hardcore (udibili in parte solo in “Full Imperial Collapse”), e forse qualche fan di vecchia data storcerà il naso nel sentire un album così pulito e raffinato (la produzione è stata curata nuovamente da Devin Townsend), tuttavia tutti coloro che avevano apprezzato le recenti evoluzioni del gruppo o, in generale, i fan del melodic death metal svedese non potranno non trovare “Deliver Us” un’opera nella quale il genere viene riletto in maniera altamente curata e seducente. Provate ad ascoltarlo.