7.0
- Band: DARKEST HOUR
- Durata: 00:56:00
- Disponibile dal: 20/05/2003
- Etichetta:
- Victory Records
- Distributore: Get Smart
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Questa volta toccaci recensire un lavoro particolarmente ostico…non tanto per la musica in esso contenuta, fin troppo facile da identificare, bensì per l’importanza e/o l’utilità che va ad assumere tale “Hidden Hands Of A Sadist Nation” all’interno della scena metal odierna. L’album si presenta nel migliore dei modi: titolo e cover incuriosiscono alquanto; la registrazione è avvenuta negli ormai mitici Fredman Studios, al cospetto dell’ormai altrettanto mitico Fredrik Nordstrom (che ha curato, ovviamente, la produzione); e, come se non bastasse, ad una prima lettura del booklet, si nota come siano presenti ospiti di grandissimo calibro, fra i quali è d’obbligo citare Tomas “Tompa” Lindberg (At The Gates, poi in vari progetti), Anders Bjorler (At The Gates, The Haunted) e Peter Wichers (Soilwork). Viste tali premesse, altro non ci si può aspettare che una manciata di song di puro death scandinavo…ed infatti è proprio così! Con lo spettro dei “padri” At The Gates costantemente alle spalle, i Darkest Hour radono al suolo qualsiasi ostacolo si presenti sulla loro strada, macinando riff che faticano a varcare i confini svedesi, investendo con furia verbale e strumentistica il malcapitato ascoltatore, in balia di vortici sonori devastanti. “Sì, va be’, la solita solfa” direte voi…e anche chi scrive, bisogna ammetterlo, ha avuto la tentazione di liquidare così il CD in questione. Riascoltandolo più volte, però, ci si deve in parte ricredere e si è “costretti” a giudicare “Hidden Hands Of A Sadist Nation” per quello che realmente rappresenta: un disco violentissimo di swedish death, poco originale ma comunque godibile ed appagante, tecnicamente valido e prodotto in modo feroce. Forse i brani sono troppo diluiti e poco immediati, in quanto la maggior parte di essi supera i 4 minuti di durata, fatto che rende il tutto un po’ pesante da assimilare. Le ospitate dei vari guest lasciano segni minimi sull’andamento dell’album, il quale ha in “The Sadist Nation” un’opener di buon livello, bissata da un sequel di pezzi maestosamente aggressivi e dal drumming rapidissimo; fino a giungere a “Seven Day Lie”, canzone che si distingue, grazie a qualche riff melodico e più rallentato che ricorda vagamente gli Arch Enemy, così come pure la successiva “Accessibile Losses”, dotata di un intermezzo semi-acustico apprezzabile. Tutto sommato, quindi, un lavoro dignitoso che merita l’acquisto, soprattutto se non siete ancora stufi di ascoltare questo tipo di musica. Originalità zero, capacità 100: fate vobis…ah, dimenticavo! I Darkest Hour sono americani…